Piano “salva casa” verso Cdm del 22 maggio: cosa sappiamo e che misure potrebbe contenere
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Il progetto di legge punta a sanare tutte le difformità di tipo formale che non corrispondo alla planimetria dell'immobile: dal muro spostato al soppalco o alla veranda. Ma anche la finestra che è di 30 centimetri più in basso o più in alto rispetto al disegno originario. Il provvedimento si articola su tre livelli
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- Il provvedimento per regolarizzare e sanare le irregolarità che si trovano all’interno delle mura domestiche potrebbe arrivare in consiglio dei ministri il 22 maggio
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- Sono in molti a definire questo intervento del governo “mini-condono” ed è uno dei provvedimenti sui quali l'interlocuzione tra palazzo Chigi e il Quirinale è in corso. Quelli in arrivo (oltre a questo relativo alla casa) sono per lo più decreti legge e la lente del Colle sembra puntare anche sull'effettiva necessità di varare norme con lo strumento d'urgenza (il decreto legge, appunto) oltre che naturalmente sui contenuti che ancora non sono stati pubblicamente chiariti
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- Il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini preferisce tuttavia chiamarlo 'Salva-Casa', negando che si tratti di un condono. Il provvedimento punta, più di preciso, a sanare tutte le difformità di tipo formale e non solo che non corrispondo alla planimetria dell'immobile
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- Dal muro spostato al soppalco o alla veranda, ma anche la finestra che è di 30 centimetri più in basso o più in alto rispetto al disegno originario: sono tutti esempi di interventi da sanare che potrebbero rientrare nel provvedimento
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- Con questo dl si potrebbero sanare anche le varianti in corso d'opera che non erano state disciplinate prima del 1977
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- Per i lavori realizzati prima di questa data infatti non esisteva la possibilità di effettuare varianti in corso d’opera e le modifiche non venivano mai corrette
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- Nello specifico, il salva-casa si articola su tre livelli crescenti di irregolarità. Il primo caso si riferisce a problemi di natura formale: errori di rappresentazione nel progetto che sono stati corretti al momento dell’esecuzione in cantiere e che provocano quindi un disallineamento tra il progetto autorizzato e la realtà degli immobili. Un esempio può essere una finestra presente sul progetto e poi mai realizzata
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- Il secondo caso riguarda invece le difformità interne non solo formali. Prima del 1977 non era prevista infatti la presentazione di tutte le planimetrie in occasione del progetto: bastava un “piano tipo”. In fase di realizzazione degli immobili, inoltre, alcuni elementi venivano modificati. Queste modifiche oggi sono considerate difformità, il dl vuole eliminarle
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- Il terzo livello riguarda invece quelle difformità che potevano essere sanate al momento della realizzazione dell’intervento ma che adesso non sono più regolarizzabili per effetto del meccanismo della doppia conformità. In base al Testo unico edilizia, ricorda Il Sole 24 Ore, oggi possono infatti essere sanati solo gli elementi conformi alle regole del momento di realizzazione degli elementi e del momento di richiesta della sanatoria. Si punta a eliminare entrambi i paletti
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- Ci sono poi le cosiddette tolleranze costruttive, cioè quel margine di errore - ritenuto legittimo - rispetto a quanto dichiarato. Al momento è pari al 2%, ma potrebbe essere incrementato anche se in modo differenziato a seconda degli immobili