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Bonus Befana, di quanto sarà? Il confronto con aiuti simili precedenti

Economia

Vittorio Eboli

È ancora un po’ nebuloso il "bonus Befana", il sostegno che i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi troveranno in busta paga, una tantum, a gennaio 2025. Sarà di quasi 80 euro massimi, ha spiegato il viceministro all'economia Leo. In attesa dei dettagli tecnici, vediamo i punti fermi, anche in confronto con strumenti simili adottati dagli ultimi governi  

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Il bonus 100 euro, varato dal Governo il 30 aprile, ha ancora contorni da definire. Anzitutto, rispetto a iniziative simili come il Bonus 200 euro varato dal Governo Draghi nel 2022, interessa una platea più piccola: solo chi ha redditi complessivi inferiori a 28mila euro annui, e in sostanza per famiglie monoreddito: o perché si ha coniuge e figli a carico, o perché il nucleo è monogenitoriale.

E sarà escluso chi ha redditi così bassi per cui paga zero tasse (se non pago tasse, non posso ovviamente avere sconti sulle tasse) e chi ha detrazioni che gli azzerano le tasse (esempio: se devo pagare mille euro di imposte e ho mille euro di detrazioni tra mutui, spese mediche, ristrutturazioni, ecc. non avrò il bonus). Che insomma interesserà circa un milione di italiani, e solo chi ne farà esplicita richiesta al datore di lavoro, contro le decine di milioni di due anni fa.

Cento milioni stanziati per un milione di lavoratori

Di conseguenza – anzi la scelta pare dettata proprio dalla scarsità di fondi – il Governo impiegherà circa 100 milioni di euro, cifra ben più piccola dei 7 miliardi usati dall’esecutivo Draghi in un’era in cui i bonus edilizi non avevano ancora dispiegato del tutto il loro impatto sul bilancio pubblico. 

La somma (proporzionata al reddito e al periodo lavorato nel 2024) sarà netta o lorda? Lorda, ha confermato il MEF. Qui è il punto ancora poco chiaro: il bonus è strutturato come una detrazione fiscale, e come tale dovrebbe essere netto. Invece sarà tassato al 23%, che è l’aliquota IRPEF appunto per i redditi fino a 28mila euro. Di fatto, il bonus viene considerato come un reddito aggiuntivo, perciò tassato. Una anomalia dettata, con ogni probabilità, dalla necessità di limitare al massimo i soldi stanziati.

 

Bonus tassato al 23%, quindi cifra netta massima a 77 euro

Quale sarà la cifra che chi ha diritto (e dietro domanda al datore di lavoro) potrà ottenere? “Non c’è un importo minimo garantito, ma solo un massimo possibile – spiega a Sky Tg24 il commercialista Gianluca Timpone – perché il bonus potrebbe essere anche di pochi euro. Esempio: devo pagare imposte per mille euro, e ho 990 euro di detrazioni: l’importo massimo non potrà superare i 10 euro. Perché vanno prima calcolate le detrazioni dalle imposte da versare, come spese mediche, o per mutui, o per ristrutturazioni ecc”.

Sulla natura giuridica, e quindi sul regime a cui andrà assoggettato, c’è ancora tanta incertezza. “Il bonus sembra si possa inquadrare come una detrazione fiscale, ossia non è che il datore mi dà soldi in più, semplicemente mi trattiene meno tasse – spiega ancora Timpone –; eppure lo Stato lo considera come reddito in più, come un dare. Perciò scatta il 23% dell’aliquota Irpef. Me se fosse una detrazione, non dovrebbe essere tassata. È un punto ancora da chiarire, ma di certo contribuisce a ridurre il fabbisogno per le casse dello Stato”.

 "Il cuneo fiscale si sviluppa su 12 mesi, allora il bonus è come se fosse una tredicesima del cuneo fiscale: questo è l'obiettivo, di dare una tredicesima del cuneo fiscale" ha spiegato il viceministro al Mef Maurizio Leo intercettato alla Camera il 2 maggio, spiegando che il bonus sarà di circa 77 euro massimo, "siamo attorno agli 80 euro del cuneo". Non si tratta, precisa Leo, di una misura elettorale, ma si è fatto ora "perché c'è il decreto legislativo Irpef" che tratta "i redditi da lavoro dipendente, era la sede naturale".