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Pnrr, effetto inflazione: a questi prezzi per realizzarlo servirebbero 10 miliardi in più

Economia

Lorenzo Borga

L'inflazione ha spinto al rialzo il costo delle materie prime e dei componenti dei cantieri. E ora gli appalti del Pnrr rischiano di bloccarsi o di costare più del previsto. Con il rischio che sia lo Stato a doverci mettere i soldi.

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Con l’aumento dei prezzi per realizzare tutti i progetti previsti dal Pnrr (LO SPECIALE DI SKY TG24) servirebbero circa 10 miliardi in più. È il conto da pagare per l’inflazione, arrivata a gennaio in Italia al +4,8 per cento: i 191 miliardi previsti per l’Italia sono stati calcolati ai prezzi di fine 2020, ormai vecchi, e oggi non sono più sufficienti per realizzare tutti i lavori.

Appalti a rischio

Questa stima, del tutto teorica, diventa un problema pratico quando si scontra con la realtà. Facciamo un esempio per capire: i fondi previsti per costruire l'alta velocità Napoli-Bari, stanziati a inizio aprile quando il recovery plan italiano è stato inviato a Bruxelles, oggi potrebbero non bastare più per terminare l’opera. Le materie prime hanno subito infatti un’impennata di prezzo che ha fatto saltare tutti i tariffari previsti per gli appalti. I dati più recenti, che presto saranno aggiornati, sono quelli pubblicati dal Ministero dei Trasporti e della Mobilità sostenibili sul primo semestre del 2021: i tondini di ferro del cemento armato sono rincarati del 44 per cento, i laminati in acciaio del 48, i binari ferroviari del 31. E da allora i prezzi sono saliti ancora più in alto, come certifica l'Ance, l'associazione dei costruttori, che ha misurato nella seconda metà dell'anno scorso rialzi per i tondini dell'80 per cento, e per l'acciaio necessario per i ponti addirittura del 130.

Le soluzioni del governo

Tanto che alcune gare d’appalto sono già andate deserte o hanno attratto l’interesse di poche aziende. Il governo ha lavorato a una soluzione: da una parte Rete Ferroviaria Italiana - il più grande appaltatore del Pnrr - ha aggiornato le tariffe incrementando i costi di costruzione previsti, dall’altra sono stati introdotte alcune novità nell’ultimo decreto "Sostegni ter". Come la revisione obbligatoria dei prezzi nel corso dei lavori e la decisione che ogni rincaro superiore al 5 per cento verrà pagato quasi interamente da chi finanzia i lavori e non dall'impresa costruttrice.

Chi paga?

Resta allora da capire chi ci metterà i soldi. I costi dei progetti inseriti nel Pnrr sono stati stimati poco meno di un anno fa. Se ora lievitano con l’inflazione, lo Stato dovrà metterci altri quattrini. A Bruxelles i tecnici della Commissione Europea sono consapevoli del problema ma per ora non prevedono di aggiornare gli stanziamenti agli Stati secondo il rialzo dei prezzi, nemmeno per quel 30 per cento di sussidi che a metà 2022 sarà ricalcolato secondo la crescita economica dell'ultimo anno.