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Davvero la crisi in Kazakistan ha causato il calo di Bitcoin? La spiegazione

Economia

Secondo alcuni esperti il blackout della rete internet in Kazakistan seguito alla crisi politica avrebbe rallentato la blockchain su cui si effettuano le transazioni di Bitcoin. Ma non tutti ne sono convinti. GUARDA IL VIDEO

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Alcuni esperti hanno legato il calo del prezzo del Bitcoin alla crisi politica in atto in Kazakistan. Da quando infatti nel paese è stato applicato un blackout della rete internet per fermare le proteste, il valore della cryptovaluta per eccellenza è calato di poco meno il 10 per cento.

 

Il Kazakistan è infatti il secondo paese al mondo per capacità di calcolo offerta alla blockchain su cui vengono effettuate le transazioni in Bitcoin. Dopo gli Stati Uniti, c'è infatti l'ex stato dell'Urss, con il 18 per cento di potenza di calcolo, secondo i dati del Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index.

 

Ma non tutti gli esperti sono convinti: secondo Leonardo De Rossi (Sda Bocconi) non è così. "Sinceramente non credo che ciò che sta accadendo in Kazakistan stia avendo un impatto diretto sul prezzo" ha detto a Sky TG24 Business. "Bitcoin si fonda su questa rete di minatori, i miners" ha continuato De Rossi "che decidono volontariamente di dedicare potenza computazionale per mantenere la rete e per guadagnare nuovi Bitcoin. Si può dire che il prezzo di Bitcoin sia direttamente correlato con la potenza computazionale del network. Ma in realtà non è successo nulla ultimamente: non c'è stato un crollo della potenza computazionale. C'è stata solo una lievissima flessione". Il calo del prezzo sarebbe invece dovuto, secondo il docente della Sda Bocconi, al fatto che il valore dei 69mila dollari era "troppo elevato, non rispecchiava il valore della rete di miners sottostante".

 

Recupera qui sotto l'intera puntata di Sky TG24 Business del 10 gennaio, in cui sono stati ospiti anche Vincenzo Longo (IG) e Salvatore Gaziano (SoldiExpert).