Complessivamene sono oltre 260 i miliardi messi a disposizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza tra fondi europei e nazionali. Lo Skywall
L'obiettivo del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza è portare l’Italia fuori dalla crisi causata dalla Pandemia, ma anche risolvere le debolezze strutturali del sistema Paese, mettendo mano alle riforme attese da decenni.
I fondi a disposizione
Per questo da utilizzare entro il 2026 ci sono i fondi in arrivo dall’Europa. Sono 191,5 miliardi più i 30,6 aggiunti dal Fondo nazionale complementare finanziato in deficit con l’ultimo scostamento di Bilancio e ulteriori 26 miliardi da spendere entro il 2032 per la realizzazione di una serie di grandi opere come ad esempio l'Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria e il passante di Vicenza. Si arriva così a 248 miliardi di euro.
Ma se a questi sommiamo ancora altri fondi europei, come i 13 miliardi del React-Eu, il pacchetto europeo di assistenza alla ripresa destinato ai Paesi più colpiti dall’emergenza virus da spendere nel triennio 2021-2023, si arriva ad una cifra complessiva di oltre 261 miliardi.
Le 6 missioni del Piano
Sono 6 le missioni d’intervento che spiegano come l'Italia intenda spendere questi fondi. Le più importanti dal punto di vista delle risorse sono quelle legate alle grandi trasformazioni che dovranno cambiare il nostro Paese nei prossimi anni: quella ecologica per rendere l'economia sostenibile dal punto di vista ambientale a cui vengono destinati complessivamente quasi 70 miliardi e quella digitale, che vuol dire, ad esempio, banda ultra-larga per tutti e innovazione del sistema industriale con 50 miliardi.
Nel complesso, solo considerando i fondi europei e il fondo nazionale, il 40% del Piano è dedicato agli investimenti per la transizione ecologica, il 27% alla trasformazione digitale.
Poi continuando con gli altri capitoli di spesa, arriviamo alle Infrastrutture a cui vanno 31,4 miliardi, quindi Alta Velocità, ma anche il potenziamento delle linee regionali. All’Istruzione e ricerca vengono ripartiti 33,8 miliardi di cui 4,6 sono dedicati alla creazione di 228mila posti in più in asili e scuole dell'infanzia. Alla missione Inclusione e coesione 29,6 miliardi per ridurre le disuguaglianze sociali e quelle uomo-donna e favorire l’accesso nel mondo del lavoro, infine la Salute: 20,2 miliardi per rafforzare la sanità territoriale e digitalizzare il sistema sanitario.
Il 40% delle risorse per il Sud
Particolare attenzione andrà al Sud che potrà contare su ben il 40% delle risorse ripartibili territorialmente, sono 82 miliardi, e su oltre il 50% del totale degli investimenti in Infrastrutture, soprattutto per ferrovie e porti. Per questo si stima che il Pil del Mezzogiorno aumenterà di 1 volta e mezzo rispetto a quello nazionale entro il 2026.
L’Europa chiede le riforme
Ma l’Europa non ci chiede solo di investire bene, ma anche di fare le riforme, 4 sono quelle fondamentali: Pubblica amministrazione per renderla moderna e digitalizzata, Giustizia, per ridurre i tempi dei processi civili di almeno il 40% e penali del 25%. Una grande semplificazione normativa su burocrazia, appalti e concessioni e infine riforme che tolgano quelle zavorre che frenano la concorrenza per garantire una piena competizione fra le imprese soprattutto nei settori strategici delle reti digitali e dell'energia. Un'altra riforma chiave, che però figura come di accompagnamento al Piano perché non utilizza direttamente i fondi europei, è quella del Fisco. Con la possibile revisione dell’Irpef di cui si parla da anni per ridurre il carico delle tasse sui cittadini. Su questo il Governo si impegna a presentare una legge delega entro luglio.