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L'Euro è stato un complotto tedesco per indebolirci o no?

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni

In quest'anno importante per l'Euro mi chiedo: è stato un complotto tedesco per indebolire l’Italia? E' la tesi della galassia euroscettica. Ma nel 1997 tutto si poteva dire tranne che i tedeschi fossero entusiasti della nostra presenza nell'Eurozona.

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Ma davvero l’Euro è stato un complotto tedesco per indebolire l’Italia?  E’ una tesi che fa spesso capolino  nella galassia euroscettica. Ma la realtà è che nel 1997 e nel 1998 tutto si poteva dire dei tedeschi tranne che fossero entusiasti di vederci entrare nell’Eurozona.

Verifica dei fatti. Sono andata a leggere i giornali e le riviste tedesche dell'epoca.

“Un problema noto”. Il titolo di ‘Die Zeit’, risalente al 23 aprile 1998 fa ben capire quale fosse in Germania l’opinione di Roma e del suo debito poco prima della nascita dell’euro. L’alleanza degli scettici”, tuona Der Spiegel nel numero dell’8 settembre del 1997. In questo articolo in capo del governo bavarese di allora Edmund Stoiber dice: “l’ufficio statistico della Commissione Europea approva anche la contabilità creativa”, riferendosi alla partecipazione dell’Italia al club dell’euro. “Sfiducia nei confronti dell’Italia”, titolava sempre Der Spiegel il 26 gennaio 1998.

Dalla lettura dei giornali dell’epoca, insomma, emerge come abbandonare il marco per i tedeschi avrebbe finito col produrre più grattacapi che benefici.

Nel gennaio del 1998 un sondaggio della tv pubblica  Zdf registrò la bocciatura popolare al progetto di Unione Monetaria di Kohl . Erano contrari 71 tedeschi su 100. Un aumento di 12 punti rispetto al sondaggio precedente. Perché? Il partito dei cittadini contrari all’euro si era rafforzato con l’approssimarsi del sì finale al Vertice europeo di maggio, quello che di fatto avrebbe promosso l’Italia come partecipante sin dall’inizio. Da considerare che allora la Germania era alle prese con un milione e mezzo in più di disoccupati rispetto al 1991, oltre 4 milioni e mezzo in totale.

In un altro sondaggio condotto in Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia sulla richiesta di consultazione popolare per l’approvazione della moneta unica, vide proprio i tedeschi chiederlo a gran voce (Francia 66%, GB 76%, Germania 79%, Italia 52%. A dare consistenza a questi risultati, si aggiungono quelli del settimanale ‘Die Woche’, sempre del 1998: il 56% era contrario a varo  così ravvicinato della moneta unica. E anche  l’associazione tedesca delle banche vedeva ostilità la nascita dell’euro così come si prospettava.

Anche senza voler sopravvalutare i sondaggi dell'epoca, di certo non c’era alcun entusiasmo a trascinare altri paesi come l’Italia nell’euro per obbligarli a rispettare parametri stringenti. Piuttosto il contrario: la Germania e l’Olanda continuavano a tuonare che l’Euro doveva essere forte come il marco, e comprendere solo poche economie, quelle più robuste. Non l’Italia insomma. 

Anche sul fronte istituzionale nei giornali dell’epoca si sottolineava come ci fosse una sorta  di partito anti italiano in Germania che puntò a sabotare un vertice che si tenne a Roma nel gennaio del 1998 tra il cancelliere Helmut Kohl e il presidente Romano Prodi, prima di quel maggio che diede inizio all’euro. Non si voleva che Kohl offrisse alcuna assicurazione sul sì all’Italia a Prodi e Ciampi. A schierarsi esponenti di primissimo livello. Le dichiarazioni dell’allora presidente della Bundesbank la Banca Centrale Tedesca, Hans Tietmeyer erano un siluro diplomatico contro l’ingresso italiano nell’euro.

Il paradosso, alla luce delle polemiche di oggi, emerge dalla lettura dello  Zeit  del 29 aprile 1998. “In questi mesi i media italiani sono stati inondati di isteria. Secondo loro una cospirazione tedesco-olandese minaccia di impedire la partecipazione italiana all’Unione Monetaria perché teme l’enorme debito pubblico romano”.

Avete capito bene: una cospirazione alla rovescia! Questo si temeva, che l'Italia restasse fuori dalla moneta unica. 

Ipotesi confermata da Focus, nella primavera del 1998. “Gli addetti ai lavori non escludono che il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer voterà contro, nel caso la relazione dell’IME sia a favore dell’Italia”.