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Rapporto Cgil: crescono le diseguaglianze, cala fiducia nell'economia

Economia

Aumentano i poveri e il ceto medio è più debole, ma migliora leggermente la soddisfazione personale. E' quanto evidenzia uno studio sulla qualità dello sviluppo curato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio. Un Paese che cresce poco, con la ricchezza sempre più concentrata e un ripiegamento nella sfera privata

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Un’Italia in deficit di fiducia nel futuro, un Paese che continua a mostrare segni di un progressivo deterioramento della qualità dello sviluppo e un aumento delle disuguaglianze economiche, accompagnato da profonde differenze territoriali e sociali. E' questo il quadro che emerge dal Rapporto 2016 sulla qualità dello sviluppo in Italia realizzato dal centro di ricerca Tecnè e dalla Fondazione Giuseppe di Vittorio della Cgil. Un rapporto che ha l'obiettivo di misurare lo stato di salute del Paese dal punto di vista delle diseguaglianze territoriali, sulla base di 12 indicatori che vanno dagli standard abitativi ai servizi sociosanitari, dal capitale sociale e culturale alle infrastrutture socio-economiche, passando per la fiducia economica e la fiducia interpersonale.

 

Trentino Alto Adige in testa - L'indice generale, in un anno, scende da 100 a 99, con un peggioramento in particolare nel Nord e nel Centro, con il Mezzogiorno che continua a essere in grave ritardo. Nel complesso le 3 regioni migliori dal punto di vista della qualità dello sviluppo sono il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. Quelle che hanno registrato le migliori performance rispetto al 2015 sono la Liguria, le Marche (entrambe sopra la media Italia) e il Molise (sotto la media). Fanalino di coda, nell'ordine, Campania, Sicilia e Calabria.

 

Ceto medio fragile - La ricchezza tende sempre più a concentrarsi nelle fasce di popolazione ad alto reddito: il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e soprattutto i quasi-poveri, il lavoro è percepito più instabile e nel complesso è più difficile migliorare le proprie condizioni economiche, sociali e professionali. Tutto ciò si riflette in un diffuso pessimismo sul futuro del Paese e in una crescente sfiducia economica.

 

Il ripiegamento nel privato - Cresce leggermente, invece, la soddisfazione personale verso la dimensione domestica e aumentano i beni tecnologici posseduti dalle famiglie (videogiochi, parabola, internet). Si frequentano meno gli amici e si passa meno tempo fuori casa, ma si è più soddisfatti del tempo libero, con un ripiegamento nel  privato e un indebolimento della partecipazione sociale; la politica diventa sempre più un'attività da "poltrona".

 

La paura del diverso - Aumentano poi le forme di solidarietà non partecipativa: crescono quanti sono disponibili a dare un aiuto economico, ma non in forma diretta. Cresce anche la fiducia interpersonale, ma soprattutto nei confronti di coloro che vivono la stessa condizione socio-economica (per esempio il  vicino di casa) e verso le forze dell'ordine, mentre diminuisce nei confronti del "diverso", che può essere l'immigrato ma anche chi soffre di forme estreme di disagio sociale ed economico.

 

Crolla la fiducia economica - Nel dettaglio dei singoli indicatori, scende l'indice relativo all'equità socio-economica e diminuisce la percezione di stabilità del posto di lavoro, ma a registrare l'arretramento più pesante è la fiducia economica, uno dei motori più importanti della crescita. In calo anche l'indicatore relativo al capitale sociale, che misura la qualità dello sviluppo anche nella rete di relazioni e nella spinta a partecipare alla vita civile, sociale e politica.

Migliora invece l'indicatore dei beni posseduti dalle famiglie, sale anche quello relativo al contesto  territoriale che valuta, ad esempio, la facilità di spostamento e la percezione della sicurezza. Migliorano le condizioni di salute e sale l'indice relativo al capitale culturale. Resta invece stabile l'indice dei servizi socio-sanitari.