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Bimbo conteso, adottato alla nascita dopo tre anni potrebbe tornare con madre biologica

Cronaca

Diletta Giuffrida

Un bimbo di ormai quasi tre anni, abbandonato alla nascita e adottato quando aveva pochi giorni di vita, potrebbe a breve tornare con la madre biologica al termine di una battaglia legale fatta di ricorsi e anche di qualche errore. Ma mentre la giustizia fa il suo corso nelle aule dei tribunali chi tutela i diritti del minore? E soprattutto qual è davvero il suo “migliore interesse” ?

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A scrivere il capitolo finale di una vicenda a tratti incredibile sarà probabilmente la Corte d'Appello nelle prossime settimane, quando i giudici con la loro decisione di fatto diranno se Mario, nome di fantasia, andrà a vivere con la madre biologica oppure se resterà con la coppia di genitori adottivi che lo hanno cresciuto per quasi 3 anni. Questa è una storia di errori giudiziari, di una battaglia legale che dura da anni, di una madre che rivuole il bambino che ha portato in grembo, di un padre e di una madre adottivi che lo hanno cresciuto sin da quando aveva pochi giorni di vita. Questa soprattutto è la storia di un bambino di cui è necessario proteggere la privacy, già troppe volte violata.

L’abbandono

Mario è stato messo al mondo nella solitudine del bagno di un appartamento di una provincia siciliana, e poi consegnato al padre biologico - ignaro della sua nascita - affinché lo portasse in ospedale. Il bimbo invece viene abbandonato, si scoprirà poi dallo stesso padre che chiama i soccorsi fingendo di averlo trovato su un marciapiedi e per questo sarà condannato. Il piccolo ha pochi giorni di vita quando la macchina della giustizia si mette in moto e dopo aver individuato una coppia per l'affidamento, è il Tribunale dei minori chiamato a esprimersi a emettere sentenza di adottabilità del minore. Nessuno lo ha riconosciuto, nessuno lo ha cercato e dunque viene disposto l'affidamento preadottivo. “Il minore innanzitutto ha diritto di crescere nella sua famiglia di origine, spiega l’avvocato Cinzia Calabrese, presidente dell’associazione italiana degli avvocati di famiglia e dei minori. Nel momento in cui però non c’è questa possibilità perché si è davanti a quello che la legge definisce “abbandono morale e materiale” la stessa legge prevede dei rimedi per consentire al minore di avere una crescita serena, un sano sviluppo psico-fisico, e per poterglielo garantire si ricorre all’istituto dell'adozione che interviene fatte ovviamente tutte le verifiche e solo se non ci sono altre soluzioni”.

 

La battaglia legale

La madre biologica di Mario, che nel frattempo viene individuata dagli inquirenti che indagano per concorso in abbandono di minore, successivamente si rivolge al Tribunale, riconosce il bambino oltre i termini di legge chiedendo la revoca dell’adottabilità – revoca che la legge non consente una volta disposto l’affidamento preadottivo. Eppure oltre sei mesi dopo l’affidamento preadottivo, individuando un errore, la Corte d’Appello concede la revoca. Mario secondo i giudici deve tornare con la madre biologica. Il piccolo diventa un bambino conteso, ha due anni e intanto continua a vivere con gli unici genitori che ha mai avuto. Ma a questo punto, nel bel mezzo di quella che è diventata una battaglia legale, tra i tanti diritti invocati, qual è davvero il diritto del minore? E chi lo tutela? Ce lo spiega Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, Presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca. “Il diritto del minore dovrebbe essere posizionato al primissimo posto molto spesso invece capita nella nostra pratica professionale sia con bambini piccoli, più spesso con bambini più grandi, che conflitti tra genitori come nei casi di separazione o in casi di adozioni purtroppo portino a perdere di vista il benessere del bambino, in nome della propria idea che a volte diventa ideologia, accade che si dimentichi in qualche modo quello che conta davvero per il bambino, quello che dovrebbe essere il supremo interesse del minore  e che dovrebbe stare al centro dell'attenzione di tutti”. Anche da un punto di vista strettamente legale il diritto del minore è sempre prevalente, o almeno così dovrebbe essere, sottolinea la presidente dell’Aiaf “Il migliore interesse del minore è quello che il giudice deve sempre tenere presente nel momento in cui adotta il provvedimento e quindi decide, i diritti del minore dovrebbero essere tutelati in primis dai genitori, ma nel momento in cui i genitori non sono in grado quell’interesse viene tutelato dal curatore speciale ma anche dal tribunale che deve adottare le sue decisioni tenendo conto sempre di quale sia il superiore migliore interesse del minore”.

L’ultima decisione

La vicenda di Mario intanto va avanti, la Suprema Corte di Cassazione dichiara inammissibile - per carenza di elementi formali - il ricorso con il quale il curatore speciale del bambino aveva impugnato la sentenza di revoca dell’adottabilità, rendendo di fatto effettiva la decisione della Corte d'Appello. Per la madre biologica del bambino inizia il processo penale per concorso in abbandono di minore. Nel frattempo i genitori affidatari del piccolo hanno proposto opposizione di terzo contro quella sentenza. La giustizia insomma fa il suo corso, la decisione è attesa a breve, il piccolo intanto ha quasi tre anni e ha sempre vissuto con i suoi genitori adottivi.  “Arrivati a questo punto non possiamo dimenticare il legame che c'è tra questo bambino e la coppia presso la quale lui è stato per anni, i bambini non sono pacchi postali, sono creature e hanno dei diritti precisi. Noi che siamo chiamati a tutelarli, e quindi a tenere presente qual è il loro diritto, qual è il loro migliore interesse, ci dobbiamo occupare anche di questo aspetto, perché altrimenti abbiamo un bel parlare di norme a tutela del minore, di convenzioni internazionali, ma poi nel concreto dobbiamo occuparci di questo minore in tutti i suoi aspetti” conclude l’avvocato Cinzia Calabrese. Altrimenti, mentre la giustizia avrà fatto il suo corso, avremo fallito. Tutti.