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Eredità Agnelli, disposto sequestro preventivo per 74 milioni

Cronaca
©Ansa

Il provvedimento riguarda i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen.  Il fascicolo è aperto per dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato. I legali dgli Elkann: "Estranei alle accuse"

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È stato disposto dalla procura di Torino un sequestro di beni preventivo per 74 milioni di euro nell'ambito dell'inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli. Il provvedimento riguarda i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen. Il sequestro è stato disposto da un gip del tribunale di Torino su richiesta della procura ed è finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di beni mobili e immobili fino a 74,8 milioni. A eseguire il provvedimento è stata incaricato il nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino della guardia di finanza. Il fascicolo è aperto per dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato.

La Procura: fittizia residenza estera di Marella Caracciolo

Al centro della vicenda che ha portato al sequestro di disponibilità finanziarie beni mobili e immobili e che e’ stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Torino, si legge in una nota della procura la questione "della successione ereditaria conseguente alla morte, nel febbraio 2019,  di Marella Caracciolo (vedova dell’avvocato Gianni Agnelli, ndr) e alle correlate controversie familiari tra Margherita Agnelli e I suoi figli, John, Lapo e Ginevra Elkann", rispettivamente figlia e nipoti di Marella. "Attraverso le attività investigative svolte è stata reperita una considerevole mole di documentazione contabile ed extracontabile, anche di tipo informatico (mediante l'analisi delle copie forensi dei dispositivi acquisiti) - prosegue la nota - che, allo stato, ha confermato l'iniziale ipotesi accusatoria, peraltro già oggetto dell'originario esposto da cui è scaturito il procedimento penale, concernente la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo  e l'esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre  il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle  leggi successorie e fiscali italiane".

 

 

La Procura: "Irpef evasa per 42,8 milioni di euro"

"Essendo dunque emerso nell’attuale ipotesi che, quantomeno dal 2010, Marella Caracciolo  Marella ha avuto al propria effettiva residenza in Italia, gli investigatori hanno proceduto alla quantificazione dei redditi conseguiti dal 2015, ultimo anno utile ai fini dell'accertamento fiscale) e non dichiarati al Fisco italiano nonché del patrimonio da assoggettare alla prevista imposta sulle successioni e donazioni".  In particolare, precisa  la nota della procura, per quanto riguarda le "imposte sui redditi, è stata quantificata un'Irpef  evasa (provento del reato di ‘frode fiscale’) per complessivi 42,8 milioni circa, rivenienti dalla sottrazione all'imposizione di una rendita vitalizia percepita da Caracciolo (ammontante - negli anni dal 2015 al 2019 - a oltre  29 milioni) e di redditi di capitale (per circa 116,7 milioni) derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Bahamas".  Per quanto riguarda le “imposte  sulle successioni e donazioni -  sottolinea nella nota la procura - sono stati computati tributi evasi per oltre 32 milioni, su una massa ereditaria ricostruita di oltre  800 milioni, data dalle disponibilità indicate nell'inventario dell'eredità redatto dall'esecutore testamentario svizzero, dalle quote di un fondo di investimento lussemburghese, dalle  rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d'arte e gioielli di ingente valore e dagli elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese".

Difesa Elkann: "Estranei alle accuse"

"Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti",  si legge in una nota diffusa dal collegio legale dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann."Le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l'estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati".