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Padova, morì in bagno un anno fa, ma non era suicidio: arrestato il marito

Cronaca
©IPA/Fotogramma

Era stata trovata morta nella doccia ad Abano Terme con una cintura intorno al collo un anno fa. Per il caso di Nicoleta Rotaru, 37 anni, si era pensato ad un suicidio, ma a distanza di un anno dalla sua morte, un audio delle violenze del marito registrato dalla vittima nella sera della sua morte ribalta il caso. L'uomo è stato arrestato

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Era stata trovata morta nella doccia ad Abano con una cintura intorno al collo un anno fa: si era pensato ad un suicidio per il caso di Nicoleta Rotaru, 37 anni e due figlie piccole. Ma ora, a distanza di un anno dalla sua morte, arriva un epilogo clamoroso per quel decesso avvenuto lo scorso agosto: è stato arrestato il marito Erik Zorzi per omicidio aggravato.  

La svolta grazie a un audio  

La svolta nell'inchiesta, condotta dai Carabinieri, è avvenuta ascoltando un audio sul cellulare della donna - che era solita registrare gli insulti e le violenze del marito - dal quale si percepisce chiaramente prima la discussione e poi la lotta che ha portato al femminicidio della donna. Quando i soccorritori, chiamati dal marito, sfondarono la porta del bagno, trovarono la donna rannicchiata a terra con una cintura di pelle stretta alla nuca - per simulare il suicidio - e i solchi sul collo risultarono all'epoca compatibili con la cintura.

I litigi continui

Le informazioni raccolte fra familiari e conoscenti della 39enne, che non riuscivano a spiegarsi il suicidio, hanno indotto gli inquirenti ad approfondire le indagini venendo a conoscenza di un quadro di tensioni familiari e litigi continui. La svolta decisiva è arrivata solo a seguito delle analisi tecniche condotte sul telefono cellulare della donna che, nel corso del sopralluogo, era stato sottoposto a sequestro. Nella notte fra il 1 e 2 agosto la donna aveva tenuto acceso il registratore del suo cellulare captando tutte le fasi del suo femminicidio e della conseguente messinscena del suicidio da parte dell’ex marito che, dopo una furiosa lite originata dalla sua gelosia, aveva approfittato del fatto che la donna si fosse assopita a letto e, sorprendendola nel sonno, l’aveva strangolata con una cintura per poi trascinarne il corpo nel bagno e inscenare il suicidio.

La perizia

Accertamenti successivi nell’abitazione hanno poi permesso di scoprire che, con la necessaria perizia, era possibile rimuovere e riposizionare il pannello centrale della porta del bagno, circostanza che avrebbe quindi potuto consentire di uscire dal locale nonostante la porta fosse chiusa dall’interno. A conclusione delle indagini preliminari, nel mese di luglio, la Procura della Repubblica ha richiesto il rinvio a giudizio dell’indagato, tuttora ristretto; il 17 settembre presso il tribunale di Padova si aprirà l’udienza preliminare.