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Suicida dopo licenziamento, collega interrotta da prete al funerale: "Non siamo sindacato"

Cronaca
©Ansa

Un errore da poche centinaia di euro era valso ad un 55enne di Piove di Sacco (Padova) il licenziamento dopo 27 anni di carriera presso una catena di supermercati. L'uomo era in attesa di un nuovo incontro con la direzione dell'azienda dopo la decisione drastica, che riteneva sproporzionata, ma non ha retto alla delusione. Una collega, ricordandolo durante il funerale, è stata però interrotta nella lettura di una lettera dal prete che stava conducendo la funzione: "Non siamo al sindacato", le ha detto

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Oltre alla tristezza per la perdita di un collega, anche la delusione per non averlo potuto ricordare come desiderava davvero. E’ quanto successo a Piera Meneghetti, delegata della Cgil e appunto collega di un uomo di 55 anni di Piove di Sacco (Padova) che si è suicidato nei giorni scorsi per una cocente delusione. Il 31 luglio, infatti, era stato licenziato dopo ben 27 anni di lavoro alle dipendenze della catena di supermercati “Metro”, nella sede di Marghera. Definito da tutti come un “dipendente modello”, aveva condotto una carriera praticamente immacolata ma secondo la versione dell’azienda, con una “macchia”. L’uomo non aveva addebitato le spese di trasporto ad alcuni clienti, disattendendo così le procedure stabilite e facendo perdere all’azienda la somma di 280 euro. A giugno la direzione aveva convocato l’uomo per chiarire il fatto, ma ha giudicato le spiegazioni non sufficienti, tanto da licenziarlo. Il 55enne si era quindi rivolto alla Filcams Cgil di Venezia per impugnare il licenziamento ritenuto sproporzionato ed era in attesa di un nuovo incontro con la direzione. Poi, però il gesto estremo.

L’interruzione durante il funerale

La delusione di Piera Meneghetti arriva proprio durante l’ultimo saluto al collega quando, salita sul pulpito per ricordare la vittima durante il funerale, viene “frenata” dal parroco, don Carlo Pampalon, senza riuscire a leggere per intero la lettera che aveva preparato con altri colleghi, così come riporta anche “Il Corriere della Sera”. “Il tuo ricordo è legato ai momenti più belli e spensierati della nostra famiglia Metro perché davvero eravamo una famiglia. L’azienda nei confronti di un dipendente diventa responsabile di quella vita e deve prendersi cura delle persone in quanto esseri umani che hanno bisogno di protezione, di sentirsi importanti e parte integrante di un sistema, piuttosto che risorse da sfruttare e sacrificare in nome del Dio denaro”, ha detto la donna durante il suo ricordo. A questo punto, però, ecco lo “stop” del parroco: “Qui non siamo al sindacato, parli solo di lui, se vuole ricordarlo”. Un gesto che non è piaciuto ai colleghi intervenuti per dare l'ultimo saluto al 55enne.

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