Gruppi di adolescenti, molti di loro provenienti dal capoluogo giuliano, si incontrano a Muggia per scontri fisici organizzati. Tra loro anche ragazzine che si battono per soldi e coetanei intorno che tifano, dopo aver pagato per assistere. I video dei match vengono postati su piattaforme come Instagram e Tik Tok. Oggi un incontro in Prefettura tra il sindaco e le Forze dell'ordine
Sono cinquecento i ragazzini identificati a Muggia, Trieste, da Polizia, Carabinieri, Polizia locale in una massiccia operazione di pattugliamento di centro e spiagge, per fronteggiare risse, bullismo e fenomeni da fightclub. Lo riporta il quotidiano Il Piccolo, che da giorni segue la vicenda, descrivendo un ambiente che è un crescendo di violenza. Gruppi di adolescenti, molti di loro provenienti da Trieste, si incontrano a Muggia per scontri fisici organizzati. Tra loro anche ragazzine che si battono per soldi e coetanei intorno che tifano, dopo aver pagato per assistere.
Il caso in Prefettura
I ragazzi si darebbero appuntamento a Muggia in diversi luoghi: una stazione degli autobus, un molo, punti del Lungomare Venezia e il rudere di villa Cossich, parchi. Più volte i residenti allarmati hanno chiesto l'intervento di Polizia e Carabinieri, talvolta avrebbero anche soccorso qualcuno rimasto ferito. Oggi sul caso c'è stato un incontro in Prefettura con i vertici delle forze dell'ordine e del sindaco di Muggia Paolo Polidori. Il Piccolo sottolinea che l'attività delle forze dell'ordine, coordinata dalla Prefettura, è continua.
I video su Instagram e Tik Tok
I video dei match vengono postati su piattaforme come Instagram e Tik Tiok, dove navigano e si ritrovano virtualmente i più giovani, i cosiddetti 'maranza', fenomeno diffuso nelle metropoli ma finora sconosciuto in Fvg. Lo stesso che, episodicamente, avrebbe portato nei mesi scorsi a Trieste a una lunga scia di piccola criminalità: risse, aggressioni, rapine. Dei gruppi farebbero parte ragazzi triestini ma anche minori stranieri non accompagnati di diverse nazionalità, balcaniche e maghrebine, e migranti di seconda generazione.