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Invalsi, tre anni dopo gli studenti italiani non hanno recuperato i livelli pre-Covid

Cronaca

Raffaele Mastrolonardo

Per i test le competenze degli allievi sono ancora inferiori a quelle precedenti la pandemia. E le differenze tra nord e sud restano forti: fino a 20 punti percentuali per quinte superiori

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La pandemia è passata. Ma i suoi effetti si sentono ancora. E uno degli ambiti dove le scorie del Covid continuano ad avvertirsi maggiormente è sicuramente la scuola. I risultati delle prove Invalsi 2024 sono lì a dimostrarlo. In sostanza, dicono gli ultimi dati, nonostante un miglioramento complessivo tra il 2023 e il 2024, per tutti gli anni in cui sono previsti i test nazionali (seconda e quinta elementare, terza media e seconda e quinta superiore), gli studenti non sono ancora ritornati ai livelli che avevano raggiunto nel 2019, l’ultimo prima dello scoppio dell’epidemia del nuovo coronavirus. E questo vale sia per l’italiano che per la matematica. 

 

Tre anni, dunque, non sono bastati per recuperare il terreno perduto in quel periodo drammatico ed emergenziale che ha messo insegnanti, allievi e famiglie a dura prova e ha esacerbato le carenze e i problemi dell’istruzione italiana. Si progredisce ma non abbastanza. E’ il segno, come sottolinea lo stesso rapporto Invalsi 2024, della “fatica del sistema a trovare soluzioni efficaci nel medio-lungo termine per poter tornare a valori pre-pandemici”.

 

La sofferenza delle quinte

Fatica, dunque. I dati, si diceva, sono piuttosto espliciti nel segnalarla. In seconda elementare, per esempio, gli alunni del Belpaese che raggiungevano almeno il livello di competenza di base in Italiano erano il 73% nel 2019, sono stati il 67% nel 2024. Numeri analoghi per la matematica: dal 73% al 67%. Andamento simile per le quinte, sempre elementari: stabile l’italiano (una buona notizia), dal 72% al 68% per la matematica. Non vanno meglio le cose per ragazzi e ragazze di terza media. Qui si rileva un calo di 5 punti percentuali tra il 2019 e il 2024 in entrambe le materie.

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La discesa più vistosa, però, è quella fatta registrare dalle quinte superiori. Per loro, gli studenti che sono arrivati alla fine dell’intero ciclo scolastico, l’effetto pandemia appare infatti moltiplicato. Le differenze, in negativo, sono le più grandi tra tutti gli anni di scuola misurati dalle prove Invalsi: 8 punti percentuali in meno per l’italiano tra il 2019 e il 2024, addirittura 9 per la matematica. 

 

Differenze territoriali

Se la sofferenza è generalizzata, non colpisce però le varie aree del Paese nello stesso modo. Se tutti restano indietro, chi era già indietro continua a restare a fondo. Il rapporto Invalsi 2024 conferma le vistose differenze che ancora attraversano il Paese quando si tratta dei livelli di istruzione. E, come in molti indicatori, il divario più grosso è quello che separa nord e sud dell'Italia. 

 

Sempre per rimanere alle quinte superiori, gli studenti che raggiungono almeno il livello minimo previsto in Italiano sono il 66% sia nel nord est che nel nord ovest dell’Italia. Al sud questa percentuale scende al 45,2%. Si tratta di una differenza di oltre 20 punti percentuali, anche se inferiore a quella del 2023. Un’enormità tale da fare pensare all’esistenza, ormai, di due Paesi differenti quando si parla di educazione (e forse non solo di quella). 

 

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Non va meglio in matematica, anzi. In questo caso, si passa dal 66% circa degli studenti del nord est che raggiungono almeno un livello adeguato al 40,1% di sud (che diventa 39% se teniamo conto anche delle isole). I punti percentuali di scarto diventano allora 25. Di nuovo, decisamente troppi per non pensare che abbiamo un problema grosso come una casa.