Operazione antipirateria, spento streaming illegale a 1,3 milioni di utenti
CronacaOperazione della Guardia di Finanza: scoperte 13 persone che diffondevano illegalmente contenuti coperti da diritto d’autore. I militari hanno perquisito le case di pirati in Liguria, Abruzzo, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia e Campania. Persone in alcuni casi legate alla criminalità organizzata che dal ricavato del pezzotto finanzia altre attività
Un milione e trecentomila. Tante sono le persone che – dopo avere pagato per accedere al servizio – nelle ultime ore hanno visto oscurarsi lo schermo su cui guardavano illegalmente partite di calcio e altri eventi sportivi coperti da diritto d’autore. È una delle conseguenze dell’operazione della Guardia di Finanza di Milano che ha portato alla denuncia e alla perquisizione di 13 persone. Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano, sono partite da una denuncia di Sky Italia e hanno permesso di individuare i criminali da nord a sud.
Le perquisizioni da nord a sud
A La Spezia, ad esempio, è stata scoperta una centrale che trasmetteva illegalmente dal sottotetto di un palazzo. I militari hanno perquisito le case di altri pirati in Abruzzo, nelle Marche, in Friuli, in Lombardia e in Campania. Persone in alcuni casi legate alla criminalità organizzata che dal ricavato del pezzotto finanzia altre attività.
Rispetto ad altre operazioni dello stesso tipo, in questo caso gli inquirenti hanno avuto maggiori difficoltà a causa delle tecniche sempre più innovative utilizzate dai pirati. Per loro i reati contestati sono la violazione del diritto d’autore, l’accesso abusivo a sistemi informatici, la detenzione di codici di accesso e la frode informatica.
I danni al settore
Oltre a essere una risorsa per la criminalità organizzata, la pirateria è anche un danno per l’industria della cultura, dello sport e dello spettacolo. Il servizio illegale a cui una popolazione pari alla città di Milano era abbonata, dava accesso ai contenuti di tutte le piattaforme danneggiando così una filiera: si parla di 10mila posti di lavoro a rischio ogni anno e di danni per l’economia di quasi 2 miliardi di euro. Insomma, a farne le spese non sono calciatori o attori e registi ma chi, spesso, lavora dietro le quinte.