Violenza donne: "Picchiata perché non volevo convertirmi all'Islam"
CronacaMaltrattamenti e violenze ripetute nei confronti della fidanzata per costringerla a convertirsi all'Islam. I fatti in provincia di Napoli, dove un 26enne è stato arrestato dai Carabinieri. La testimonianza della giovane vittima
La chiameremo Giorgia. Ha solo 19 anni. Viene da un Paese africano, vive con la famiglia in provincia di Napoli. Studia all’università. Il 25 Marzo scorso è scappata da un’aggressione in casa sua. I suoi familiari hanno chiamato i Carabinieri, che sono arrivati subito. E hanno arrestato il suo ex fidanzato, 26 anni. Con quella sera è finito un incubo durato nove mesi, per Giorgia. Da tempo, racconta, il fidanzato - che lei aveva anche provato a lasciare – cercava di costringerla a convertirsi all'Islam. E aveva comportamenti violenti: “Quando litigavamo spaccava tutto – racconta Giorgia, a bassa voce, quasi avesse paura di essere sentita – Gli dicevo che questo non andava bene, lui mi rispondeva che non avrebbe mai toccato me. Ma non è stato così”. Giorgia vuole aiutare le altre ragazze che hanno subìto violenza, innanzi tutto a riconoscerla e a liberarsene, a chiedere aiuto.
La violenza psicologica e le minacce
Tutto è cominciato così: “Controllava sempre come uscivo, con chi uscivo, che dovevo fare, come mi dovevo vestire. Mi diceva sempre: tu ti devi convertire all'Islam. E io gli dicevo: guarda, se mi voglio convertire lo voglio fare per una mia scelta, lo devo proprio sentire”. Avrebbe provato anche a imporle il velo, portandola in Moschea.
Controllo, ossessione, gelosia, prepotenza. Ma anche insulti e minacce: “Quando gli ho risposto che non avrei indossato il velo – ricorda – ha minacciato di ammazzarmi”. A un certo punto lei non ce la fa più, cerca di uscire da questa prigione. Prende il coraggio con entrambe le mani e cerca di lasciarlo. Gli dice che deve finire quel rapporto. Lui le risponde che si sarebbe ammazzato e lei ha paura, fa marcia indietro. “Poi mi ha picchiato”.
Il racconto della violenza fisica
Fino a quel momento pochissime persone sapevano di queste sue difficoltà. Solo una sorella. Poi l’escalation e la violenza fisica. “Quella sera gli parlavo del fatto che volevo cambiare il taglio di capelli e mi ha detto: nell'Islam è proibito. Una donna non può tagliarsi i capelli”. Lei non ci sta: “Guarda, io voglio fare tutto quello che voglio io, ma infatti l'ho detto pure a mia mamma. Erano circa le 23, è venuto a casa, mia mamma ha parlato con lui e la questione sembrava chiusa, poi mia mamma è andata a dormire”. Giorgia pensava che la discussione fosse stata chiusa con le parole della madre, che l’ha cresciuta in libertà, tiene a ribadire la giovane studentessa. Ma non era così: “Lui, con cui avevo litigato, mi chiede di aprirgli la porta di casa per prendere delle chiavi. Io gli apro e lì non ho capito più niente. Mi ha trascinata fuori e mi ha preso a pugni”. Giorgia è riuscita a sottrarsi, scappare e chiedere subito aiuto. Sono arrivati i Carabinieri. Il giovane si trova in carcere. Lei ci racconta che non dorme da giorni, è stata una decisione sofferta, ma giura che non tornerà sui suoi passi, e che non vuole vederlo mai più. “La prima cosa che ho fatto è stata truccarmi e prendermi cura di me stessa. Io non ho nulla contro l’Islam, ho tanti amici musulmani che adoro. Ma lui utilizzava l'Islam per controllarmi".