In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Sicilia, la crisi degli agricoltori schiacciati da siccità e spese

Cronaca

Raffaella Daino

Anche nella Valle dello Jato i produttori agricoli annunciano nuove iniziative di protesta, per chiedere misure contro la siccità e interventi sulla rete idrica, che a causa delle condutture vetuste e dei continui guasti impedisce agli agricoltori di ricevere l'acqua necessaria ad irrigare i campi. I progetti di rifacimento restano nel cassetto, l'acqua non arriva ma i costi fissi a carico dei contadini sono raddoppiati. E con le coltivazioni a secco, centinaia sono costretti ad abbandonare i campi

 

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Che si punti lo sguardo sull’invaso di Poma, con i livelli dell’acqua mai così bassi da anni, o sulle campagne con gli alberi da frutta bruciati dalla siccità, lo scenario è ugualmente desolante. Gli agricoltori soffrono, nella valle dello Jato come nel resto della Sicilia. Schiacciati da spese in aumento, mentre l’acqua per irrigare i campi è sempre più esigua e la siccità fa strage di coltivazioni.  E sotto accusa c’è anche e soprattutto la gestione delle risorse idriche da parte del Consorzio di bonifica Sicilia occidentale, ente regionale che nel 2006 ha assunto l’incarico di distribuire l’acqua per l’irrigazione dei campi, fino a quel momento affidata agli stessi contadini riuniti in cooperative. L’ente è stato commissariato per dissesto, gli interventi di manutenzione sono stati sospesi, le condutture ormai vetuste mai sostituite, gli impianti guasti non riparati e i progetti di rifacimento della rete idrica fermi nel cassetto da mesi. Intanto un intero comparto rischia di scomparire.

 

A Partinico,  in provincia di Palermo, nell’azienda agricola di Raffaele Casarubbia gli alberi da frutta sono ormai secchi e dei dodici ettari ne resta produttivo soltanto uno, riconvertito a ortaggi, ma con costi esorbitanti.  Da due anni – racconta - è costretto ad acquistare l’acqua dai privati, per crearsi una piccola riserva per irrigare le sue coltivazioni spendendo decine di migliaia di euro nella speranza di far sopravvivere coltivazioni che necessitano di acqua abbondante. Ma poi ha dovuto rinunciare ai frutteti e adesso gli rimane soltanto l’orto.

 

I rubinetti del consorzio restano a secco, qui - dicono - non arriva acqua da un anno, ma i costi fissi sono quasi raddoppiati. A seconda delle coltivazioni  si paga tra i 400 e i mille euro ad ettaro, i bollettini arrivano direttamente dalla Agenzia delle entrate sotto forma di cartelle esattoriali e molti non ce la fanno più.  Non ricevono l’acqua e pagano bollette sempre più alte. Casarubbia, che sta presentando un ricorso, mi indica in preda allo sconforto le distese di ettari di campi che già sono stati abbandonati, con produzioni che rappresentavano l'eccellenza dell'agricoltura ormai dismesse, lasciati al pascolo o ceduti alle aziende del fotovoltaico in cerca di terreni da ricoprire di pannelli solari. I più giovani cercano di resistere. “L’amore per la campagna è enorme ma siamo in perdita ogni anno” dice Paolo Costantino, 31 anni. “Non si riesce più a vivere con il lavoro in campagna e ogni anno aumentano le spese”.

 

L’accoppiata mala gestione e siccità si sta rivelando micidiale.

La mancanza di piogge sta prosciugando gli invasi, il lago di Poma che serve 7500 ettari di terreni ha meno della metà dell’acqua solitamente presente in questo periodo. “Ma se fosse ben gestita anche poca acqua basterebbe” dice Franco Fermo della Cgil di Partinico “e invece l’acqua c’è ma non possiamo usarla”.

 

“Fino a quando la gestione era affidata agli stessi agricoltori si erogavano 18 milioni di metri cubi d'acqua all'anno e l'agricoltura era una ricchezza per la nostra economia" dice Antonio Lo Baido, portavoce del Comitato Invaso Poma di cui fanno parte imprenditori, produttori, sindaci del comprensorio. “Il declino comincia nel 2006 quando la gestione viene affidata al consorzio della Regione, l’acqua viene progressivamente ridotta, nel 2023 addirittura si arriva a circa 2 milioni e mezzo di metri cubi e questo ha creato una situazione disastrosa con un progressivo abbandono dei terreni. Chiediamo fortemente più acqua per l'agricoltura per dare di nuovo uno sviluppo al nostro comprensorio, chiediamo fortemente che vengano rifatte le condutture obsolete, che risalgono a quarant'anni fa e chiediamo che vengano riprogettate tutte le reti di distribuzione".

 

 

Baldo Giarraputo, commissario del Consorzio di bonifica Sicilia occidentale, assicura che l'attenzione è massima e che nel brevissimo periodo  si interverrà per dare risposte agli agricoltori, con un finanziamento da parte del ministero dell'agricoltura di circa 17 milioni di euro che andrà a bando di gara entro la prima metà del mese di Febbraio e un altro milione di euro stanziato dall'assessorato all’agricoltura per interventi di manutenzione sulle reti fatiscenti.

 

L’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino ha chiesto al presidente della Regione Renato Schifani lo stato di calamità naturale per l’emergenza siccità: "Gennaio – ha detto Sammartino – è il quinto mese consecutivo che fa registrare precipitazioni inferiori alla norma, con un deficit di circa 200 millilitri. La fotografia è preoccupante: si passa da zone colpite da fenomeni di siccità estrema ad aree interessate da fenomeni di siccità severa".

Intanto però la mobilitazione degli agricoltori prosegue, per chiedere interventi concreti e immediati a sostegno di un settore messo in ginocchio dalla mancanza d’acqua, che ha effetti devastanti in tutta l’isola, perché se gli agricoltori dell’area di Partinico abbandonano i campi dove si coltivano gli ortaggi, i produttori della provincia di Trapani lanciano l’allarme per il vino e quelli nella piana di Catania, come nell’agrigentino, per le produzioni di agrumi.

 

La protesta dei trattori si allarga a tutta la Sicilia, nuove tappe si aggiungono quotidianamente ed arriverà anche nella Valle dello Jato, a Partinico l’8 febbraio.