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Premio Letizia Leviti, i vincitori della 4a edizione: Spinelli Barrile e Nocelli

Cronaca

La premiazione si è svolta sulla pagina Facebook dell'associazione Letizia Leviti, a causa delle restrizioni anti-Covid. Il reportage vincitore è “Ebola, dal letame nascono i fiori” di Andrea Spinelli Barrile. Assegnata una menzione speciale a Lavinia Nocelli per il suo lavoro “Romania, nella terra degli orfani bianchi”. Il presidente dell'associazione Giovan Battista Varoli ricorda: "Raccogliamo il messaggio di Letizia". Il presidente della giuria Claudio Cordova: "Nei lavori tanta passione e qualità"

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Si è svolta sulla pagina Facebook dell’Associazione Letizia Leviti la proclamazione del vincitore della quarta edizione del premio giornalistico under 35 Letizia Leviti, dedicato alla giornalista di Sky TG24 prematuramente scomparsa nel 2016, che quest’anno aveva come tema l’Articolo 32 della Costituzione e il diritto alla salute. L’evento si è svolto online a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. La giuria, presieduta da Claudio Cordova (direttore de Il Dispaccio e vincitore del premio Letizia Leviti 2017 sezione web) e composta da Cecilia Anesi, Giulia Presutti, Sara Manisera e Flavia Barsotti, ha decretato vincitore del premio Letizia Leviti Under 35 Andrea Spinelli Barrile che riceve un riconoscimento di 2.000 euro, e ha assegnato una menzione speciale a Lavinia Nocelli, per un particolare lavoro di inchiesta. Anche in questa edizione il premio ha avuto il Patrocinio del Comune di Firenze. Le targhe saranno consegnate ai giornalisti nella cerimonia del premio 2021 che tornerà ad aver luogo a Firenze nel Salone dei 500 di Palazzo Vecchio. 

I reportage vincitori

Il reportage con cui Spinelli Barrile ha vinto il concorso si intitola “Ebola, dal letame nascono i fiori” e nasce da un viaggio nella Liberia post ebola, dove l’autore è stato nel giugno 2019 come embedded con la ong Medici Senza Frontiere. Egli racconta e analizza le ferite di una società post-pandemica e come tale società complessa e traumatizzata da una pandemia mortale si riprende e quali strascichi ha lasciato la stessa pandemia. Il lavoro è stato pubblicato tra agosto ed ottobre 2019 su Slow News, corredato dalle foto dello stesso Spinelli Barrile.

Un'immagine di Andrea Spinelli Barrile durante un'intervista per il suo reportage

Mentre il reportage di Lavinia Nocelli “Romania, nella terra degli orfani bianchi” è uscito su Left nella settimana del 24 gennaio. Il lavoro ha occupato la giornalista per gran parte del 2019 e si è concluso a pochi mesi dallo scoppio della pandemia da Covid-19. L’indagine è rivolta agli aspetti psico-sociali dell’emigrazione romena in Italia, dell’abbandono fisico delle famiglie, dei figli e del silenzio cosciente che attraversa il Belpaese, il cui stigma verso la popolazione romena - le badanti, in particolare - non permette di cogliere quanto avviene nell’intimo di questi contesti.

Le motivazioni del premio

Andrea Spinelli Barrile

Perché, quando ancora per noi la pandemia era qualcosa di sconosciuto, ha raccontato la strage causata dal virus Ebola e le macerie lasciate in Liberia. Perché, nel 2019, ci ha mostrato un mondo che ci sembrava sfocato e lontano e che, a distanza di pochi mesi, è diventato uno spettro che ha sconvolto e terrorizzato la nostra società. Perché, con parole e immagini, ha saputo metterci di fronte agli errori e agli orrori, come una drammatica profezia che solo chi sa frugare, con la sensibilità di un ricercatore e la cura di un testimone, può essere in grado di cogliere e di tramandare. Mostrare i volti, i paesaggi, le rovine, accompagna e integra un linguaggio diretto come un pugno nello stomaco, che descrive con dovizia di particolari e senza filtri l'atroce sofferenza causata dal virus. Perché fare giornalismo significa questo: avvicinare ciò che è lontano, scoprire ciò che è invisibile, accarezzare ciò che è intoccabile, raccontare quello che non si sa, porre l’attenzione su qualcosa che merita di essere rivelato.

Un'immagine del reportage di Andrea Spinelli Barrile

Lavinia Nocelli (Menzione speciale)

Per aver schiuso lo sguardo su un tema sommerso, tratteggiando una drammatica realtà. Con profondità nel raccontare il trauma umano, la ferita fisica e psicologica che accompagna silenziosamente le badanti rumene che arrivano nel nostro Paese, con troppi sogni e aspettative, o dietro la promessa di una vita migliore. Donne che, con quotidiana dedizione, stanno o sono state accanto a quasi ogni famiglia italiana. Persone che spesso sono solo un nome, prive di storia, di un vissuto, lasciato dietro le spalle, oltre confine, senza qualcuno da poter abbracciare. Un paradosso svelato: talvolta “persone di famiglia”, anche se – una famiglia vera – ce l'hanno già, a migliaia di chilometri di distanza. Un lavoro che è un’indagine emotiva e accurata sui legami spezzati che subiscono le conseguenze della lontananza, rimanendo solo ombre di cui non si sa nulla. Un lavoro che entra in quei cuori, restituisce a ciascuno di noi storie di coraggio e di rinunce, intime e personali, raccontando in punta di piedi, con il linguaggio di una giornalista e la sensibilità di una donna.

Il presidente della giuria: “Nei lavori tanta passione e qualità”

“Nonostante il difficile anno che abbiamo vissuto “– dichiara Claudio Cordova- “abbiamo fortemente voluto portare avanti l’azione del Premio Letizia Leviti, con la consapevolezza che, soprattutto in periodi così drammatici e confusi, il giornalismo acquisisca una importanza ancora maggiore. Non ci siamo sbagliati. Il numero e la qualità dei lavori pervenuti ci ha dimostrato, ancora una volta, quanto ci sia bisogno di buon giornalismo. Un bene spesso sottovalutato, proprio come la salute. Poter verificare, inoltre, quanta passione giovanile ci sia dietro questa professione, anche in un anno come questo, ci dà fiducia. Vedere la partecipazione di giovani colleghi che lavorano su importanti testate significa che il nostro Premio sta crescendo sempre di più. Varietà e qualità di lavori pervenuti ci hanno spinto, come l’anno scorso, a decretare un vincitore, ma a voler comunque assegnare una menzione speciale”. 

 

Il sindaco di Firenze Nardella: “Un giornalismo intelligente è sempre più fondamentale”

Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha sottolineato il ruolo e l’importanza del Premio: “Anche se con questa pandemia tutto è più triste, più doloroso, più incerto, incluso il fatto che non possiamo essere tutti insieme per celebrare la IV edizione del Premio Letizia Leviti, credo che quello che conta sia la sostanza di un messaggio che è incarnato nel premio stesso, ovvero dare speranza, prospettiva, fiducia alle nuove generazioni, a quei giovani che ancora credono nel mestiere del giornalista. In bocca al lupo ai vincitori e un grazie non formale agli organizzatori di questo premio, un modo bello e generoso per ricordare la nostra amica Letizia che ci ha lasciato troppo presto”.

Il presidente dell'Associazione Leviti: "Raccogliamo il messaggio di Letizia"

Il presidente dell’Associazione Letizia Leviti, Giovan Battista Varoli, ha ricordato i punti cardine dell’eredità professionale di Letizia Leviti che sono alla base del Premio: “Il nostro desiderio è quello di raccogliere intorno al premio e al messaggio di Letizia una comunità di giornalisti che sentano viva la loro vocazione e che siano consapevoli del fatto che, in un mondo in cui le news scorrono in superficie, il loro ruolo sia quello di andare a fondo delle notizie, con passione e con intelligenza, avendo cura dei dettagli e delle persone e aiutando i lettori e gli spettatori a fare altrettanto".

Il tema del premio 2020

La pandemia ha messo a nudo come anni di sprechi, corruzione, infiltrazioni delle mafie, inefficienza, mancanza di meritocrazia, mancanza di omogeneità nelle norme ed errori organizzativi abbiano causato una cattiva gestione diffusa, sia nel settore sanitario che in quello sociosanitario. Al tempo stesso lo stato di emergenza ha portato alla luce la forza, la passione, l’amore con cui la maggior parte dei medici, infermieri, dirigenti sanitari e volontari affrontano ogni giorno il loro impegno per la salute e la vita del prossimo.

L’obiettivo del premio è andare oltre la cronaca, affinché il dramma del Covid19 diventi occasione per riflettere sulla centralità della salute come il bene comune più importante ma anche come occasione di incontro, di abbraccio e di verità tra gli uomini. Il concorso si rivolgeva, quindi, non solo a reportage e inchieste “sulla pandemia” ma anche “oltre la pandemia”, come: elaborati sulla correlazione tra inquinamento ambientale e malattie, criticità nell’organizzazione e interazione della sanità pubblica con quella privata, problematiche specifiche e strutturali del settore sociosanitario, cause di cattiva gestione e di inefficienza del settore sanitario, esempi virtuosi, confronto tra modelli di organizzazione, analisi delle norme e delle competenze nazionali, regionali e locali, scenari e prospettive del settore sanitario e sociosanitario, i volontari della salute, etica e salute, la salute del prossimo, salute e verità.

Il premio giornalistico Letizia Leviti

Il premio è promosso dall’Associazione Letizia Leviti, fondata nel maggio 2017 a nome della giornalista di Sky TG24 prematuramente scomparsa nel 2016. Alla base i valori che Leviti ha da sempre ricercato nell’esercizio della sua professione: onestà intellettuale, cura del linguaggio, profondità di contenuti e la volontà di essere dove accadono i fatti, sincerità e autentica libertà di giudizio, stupore di fronte al reale, oltre alla capacità di unire il lavoro di ricerca alla verifica delle fonti e delle informazioni, assolutamente necessaria in un momento storico in cui proliferano le fake news.