Già da giorni le Regioni comunicano al ministero numeri di tamponi non omogenei. Alcune si basano solo sui test molecolari, altre anche sugli antigenici, i cosiddetti test rapidi. La Regione Veneto ha annunciato che inizierà a comunicare entrambi i numeri in modo da ridurre di molto la percentuale dei positivi sul numero dei test fatti. Guarda il nostro video
Oltre 200mila test per il Covid al giorno. Cifre non paragonabili ai 30mila tamponi che si facevano a inizio pandemia. Oggi la capacità del nostro Paese di fare analisi Covid è di molto aumentata, ma di che test si tratta veramente? Sono quei test molecolari che a marzo e aprile avevano mandato in tilt il sistema perché i laboratori erano a corto di reagenti? Probabilmente non solo.
A lasciar intendere che le cose nei numeri comunicati ogni giorno fossero cambiate è stato il Direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, Giovanni Rezza. “Sono tutti tamponi - aveva detto il 4 novembre facendo il punto sulla situazione giornaliera dei contagi - il tampone è la modalità di prelievo, dopodiché si fa il test che può essere un molecolare, un antigenico et cetera”.
Il caos dei numeri
Il ministero non conferma, ma quello che si poteva intendere dalle parole di Rezza è che nei 211mila tamponi totali di quel giorno fossero inclusi anche i test antigenici. E così abbiamo fatto un giro di telefonate tra alcune delle più grandi regioni e le risposte sono state sorprendentemente diverse. Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna comunicano esclusivamente i numeri dei test molecolari, Lazio e Piemonte già da giorni comunicano anche gli antigenici. "Da circa una settimana, ci spiegano dal Piemonte, il sistema consente di inserire sia i tamponi rapidi che i molecolari e così stiamo facendo". Insomma è il caos. Le regioni non stanno comunicando dati omogenei e a riconferma del problema è arrivata la dichiarazione del presidente Veneto Luca Zaia. “Da domani il Veneto inserirà anche i test rapidi nel numero dei tamponi per il Covid - attualmente comprende solo i molecolari - perché sono migliaia ogni giorno, altrimenti il dato ci penalizza rispetto ai positivi".
Il caso del Veneto
Che significa? Che per esempio venerdì 5 novembre il Veneto ha comunicato di aver fatto circa 16mila tamponi di cui 3.200 erano nuovi contagi e il Lazio ha comunicato 2.700 nuovi positivi su 30mila tamponi. Ovvio che la percentuale di nuovi positivi del Veneto rispetto al numero di tamponi dichiarati risulta più che doppia rispetto a quella del Lazio, circa il 19% contro il 9%. Ma nella realtà il numero di tamponi fatto è lo stesso. In Veneto si fanno circa 30mila tamponi al giorno di cui circa 20mila molecolari e 10mila antigenici. La cifra coincide con quella del Lazio (30mila in tutto di cui 60% molecolari e 40% rapidi) che però - comunicando entrambi i numeri - nelle statistiche nazionali risulta avere una percentuale di contagiati molto più bassa.
Zone rosse, arancioni o gialle?
La questione non è di poco conto, perché il dato della percentuale di positivi sulla popolazione testata è un criterio per decretare se una regione debba essere zona rossa gialla o arancione. Anche da questo numero dipende quanto e quando si possa uscire di casa, quali negozi e attività produttive possano restare aperte, se si possa andare al bar o al ristorante.
Quanto sono affidabili i test rapidi?
Rimane poi un’altra questione. Nonostante alcuni tamponi rapidi siano stati validati dall’Istituto Spallanzani e se ne faccia ormai largo uso, il loro utilizzo è contestato da molti scienziati che - studi alla mano - dimostrano che alcuni di questi test hanno un’affidabilità molto bassa.