La corte d’appello di Roma ha confermato il pronunciamento di primo grado: oltre 50 anni di carcere per sette componenti del clan. Un imputato alla corte giudicante: “Quando esco spacco tutto”. Il tweet di Virginia Raggi: "Ringrazio le forze dell'ordine"
Sono state confermate dalla corte d'appello di Roma le condanne, per oltre 50 anni di carcere, emesse in primo grado nei confronti di sette componenti del clan Spada, uno dei più influenti sul litorale romano di Ostia, con l'aggravante del metodo mafioso nel processo legato al racket delle case popolari. Gli imputati rispondevano a vario titolo di minacce, violenze, sfratti forzosi da alloggi popolari oltre che di un episodio gambizzazione per affermare la supremazia del clan sul territorio di Ostia. Al termine della lettura della sentenza uno degli imputati presenti in aula, che a inizio udienza si era dichiarato estraneo al clan, ha dato in escandescenze e minacciato la corte giudicante: "Buffoni, quando esco spacco tutto”. La sindaca della Capitale, Virginia Raggi, con un tweet ha ringraziato "le forze dell'ordine per il lavoro quotidiano" e ha rinnovato "l'impegno per avere fuori la mafia da Roma".
Le indagini partite dalla gambizzazione di Massimo Cardoni
I giudici della seconda sezione penale hanno ribadito le condanne inflitte a Massimiliano Spada, di 13 anni e 8 mesi di carcere, Ottavio Spada, di 5 anni, Davide Cirillo e Mirko Miserino, entrambe di 6 anni e 4 mesi, Maria Dora Spada, di 7 anni e 4 mesi, Massimo Massimiani, condannato a 11 anni, e Manuel Granato a 6 anni e mezzo. Le indagini della Dda erano partite dalla gambizzazione di Massimo Cardoni, ferito con due colpi di pistola nell'ottobre 2015 davanti a un supermercato di Ostia. Massimo è il padre di Michael, diventato un collaboratore di giustizia e marito di Tamara Ianni, un’altra pentita. Gli investigatori si convinsero che quell'agguato fosse legato alla contrapposizione tra il clan “emergente” degli Spada e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni, in declino almeno dal 2011 dopo il duplice omicidio di Giovanni Galleoni, capo indiscusso del clan Baficchio e di Francesco Antonini.
Gli sfratti dalle case popolari
Dalle indagini emersero anche sfratti forzosi dalle case popolari del litorale, minacce e intimidazioni: gli inquirenti smantellarono un racket delle case comunali di via Baffigo che il clan, secondo l’accusa, gestiva decidendo a chi andassero assegnati gli alloggi. Una vicenda svelata dalla coppia Ianni-Cardoni che, vittima di uno sfratto, aveva deciso di denunciare tutto alla magistratura accettando da allora di vivere sotto protezione.
Insulti alla corte anche da persone tra il pubblico
Oltre che da parte di uno degli imputati, insulti alla corte ("Vergogna") sono stati espressi anche da alcune persone presenti tra il pubblico.