In Evidenza
Altre sezioni
altro

Tragedia della val di Stava, 33° anniversario del "piccolo Vajont"

Cronaca
Volontari al lavoro a Tesero, provincia di Trento, dopo la colata di fango (Fotogramma)

Il 19 luglio 1985, una massa di fango travolse l'abitato di Stava, in provincia di Trento, provocando 268 morti e danni ingentissimi. La causa di una strage spesso dimenticata fu l'instabilità dei bacini di decantazione della miniera di Prestavel

Condividi:

Sono le 12 e 22 del 19 luglio 1985 quando i bacini di decantazione della miniera di Prestavel rompono gli argini, scaricando 180mila metri cubi di fango sull'abitato di Stava, piccola frazione del comune di Tesero, in provincia di Trento. L'onda assassina provoca la morte di 268 persone, in quella che è conosciuta come la "tragedia della val di Stava".

Danni e vittime

Quel giorno la massa di fango semifluido travolge tutto quello che incontra sulla sua strada. La conta finale dei danni è impressionante: tre alberghi, 53 abitazioni, sei capannoni e otto ponti sono completamente distrutti. Altri nove edifici vengono gravemente danneggiati, centinaia di alberi sradicati, con processi erosivi che interessano un'area complessiva di 27mila metri quadrati. La frazione di Stava, località di villeggiatura gremita di turisti, viene quasi completamente cancellata. Tra le 268 vittime ci sono 28 bambini con meno di 10 anni, 31 ragazzi con meno di 18 anni, 120 donne e 89 uomini. I soccorsi, con l'impiego di oltre 18mila uomini, sono immediati ed efficienti ma praticamente tutte le vittime muoiono sul colpo. Solo una ragazza viene estratta ancora in vita dalle macerie di uno degli alberghi di Stava, salvo poi morire qualche giorno dopo.

Le cause

La causa del crollo è stata sostanzialmente imputata all’instabilità delle discariche della miniera di Prestavel. Il primo bacino di decantazione, datato 1961, sorgeva in località Pozzole, proprio al di sopra dell'abitato di Stava. I progetti iniziali prevedevano per questo bacino un argine di nove metri, che alla fine superava i 25 metri. Il secondo bacino di decantazione, realizzato nel 1969, sorgeva a monte del primo. Complessivamente tra i due si raggiungeva un argine di circa 50 metri. Quel 19 luglio di 33 anni fa è l'argine del bacino superiore a cedere e crollare su quella inferiore, che cede a sua volta. Da lì nasce la massa fangosa composta da sabbia, limi e acqua che scende a valle a una velocità di quasi 90 chilometri orari, provocando la tragedia.

Le indagini

La Commissione ministeriale d’inchiesta e i periti nominati dal Tribunale di Trento hanno accertato che tutto l’impianto di decantazione costituiva una continua minaccia incombente sulla vallata. Secondo le indagini, per oltre 20 anni, le discariche non furono mai sottoposte a serie verifiche di stabilità, tanto che secondo i periti “l'argine superiore in particolare non poteva che crollare alla minima modifica delle sue precarie condizioni di equilibrio”. Il procedimento penale che ne è seguito si è concluso nel giugno 1992 con la condanna in via definitiva di 10 imputati (tra cui i responsabili delle costruzione e gestione del bacino superiore, i direttori della miniera e i responsabili del distretto minerario della provincia autonoma di Trento) per i reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, ma nessuno di loro ha scontato la pena detentiva.

Le commemorazioni

Quella della val di Stava è stata una catastrofe di grande portata, considerata un “piccolo Vajont”, anche se spesso dimenticata. Settantuno delle 268 vittime non sono neppure mai state riconosciute e oggi riposano senza nome nel cimitero monumentale delle vittime della val di Stava, adiacente alla chiesa di San Leonardo a Tesero. A tenere alta la memoria del disastro è in particolare la Fondazione Stava 1985, voluta dai familiari delle vittime, alla quale l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha concesso l'alto patronato del Quirinale. Anche quest'anno la Fondazione è attiva nelle diverse attività in programma per ricordare la tragedia. Le commemorazioni si aprono giovedì 19 luglio alle 18 e 30 con una messa di suffragio dedicata alle vittime alla chiesa di San Leonardo di Tesero. La celebrazione religiosa sarà preceduta, alle 17 e 30, dalla deposizione di un mazzo di fiori al monumento dono delle Popolazioni del Vajont che si trova davanti alla chiesetta della Palanca di Stava.