Ue, legge sul ripristino della Natura: cos'è e perché l’Italia ha votato contro
AmbienteVia libera a uno dei tasselli fondamentali del Green Deal: i Paesi saranno obbligati a ripristinare almeno il 20% delle aree marine e terrestri entro il 2030. Decisivo il cambio di posizione dell’Austria, l’Italia vota contro. La Commissione: “Risultato storico”. Cosa dice il testo e che impatti avrà
Partiamo dai numeri. I Paesi dell’Unione Europea saranno obbligati a ripristinare almeno il 20% delle aree marine e terrestri entro il 2030. All’interno di questo obiettivo più grande, i Paesi dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat che sono in cattive condizioni, sempre entro il 2030. La percentuale sale al 60% entro il 2040 per poi raggiungere il 90% entro la metà del secolo.
È l’effetto del via libera definitivo alla legge sul ripristino della Natura (o Nature Restoration Law), arrivato lunedì 17, in Lussemburgo, al Consiglio dell’Ue. Dopo l’ok dell’europarlamento, anche i ministri dell’ambiente hanno votato a maggioranza qualificata il regolamento fatta eccezione per l’Italia, l’Ungheria, i Paesi Bassi, la Polonia, la Finlandia e la Svezia. Decisivo il cambio di posizione della ministra austriaca che ha rotto con la linea suggerita dalla sua coalizione del governo.
Cosa dice la legge
Con la Nature Restoration law un tassello fondamentale del Green Deal entra in vigore. I governi dovranno mettere a punto i piani nazionali di ripristino per riferire periodicamente alla Commissione Ue su come intendono raggiungere gli obiettivi. Per andare incontro alle preoccupazioni espresse dal mondo agricolo, l'accordo prevede al 2033 una valutazione da parte della Commissione Ue sul loro impatto sui settori agricolo, della pesca e forestale. Inoltre, la Commissione Ue potrà sospendere fino a un anno l'attuazione delle norme relative agli ecosistemi agricoli in caso di “gravi conseguenze a livello comunitario per la sicurezza alimentare”.
A cosa serve e quali sono gli impatti economici
Il testo è stato proposto dalla Commissione due anni fa per rispettare gli impegni internazionali sulla biodiversità. Il contesto è quello di un continente in cui oltre l'80% degli habitat è in cattivo stato e solo il 15% in buone condizioni. Al di là della protezione dell’ambiente ci sono anche gli impatti economici. Secondo le stime dell'OCSE, dal 1997 al 2011, il mondo ha perso 3,5-18,5 trilioni di euro all'anno in servizi ecosistemici a causa del cambiamento della copertura del suolo e 5,5-10,5 trilioni di euro all'anno a causa del degrado del territorio. I calcoli della Commissione dicono poi che con la nuova legge ogni euro investito si tradurrà in almeno 8 euro di benefici.
Contrario il governo italiano
Calcoli che non convincono il governo, contrario fin dall’inizio al regolamento. “Non possiamo accettare che” la legge “vada ad accrescere oneri amministrativi ed economici per il settore agricolo di cui non possiamo ignorare la sofferenza e la situazione di disagio”, ha detto la viceministra per l’ambiente, Vannia Gava, sollecitando a un’“ulteriore riflessione su come evitare impatti sul settore agricolo che è cruciale per l'economia e la sicurezza alimentare”. Sulla stessa linea la Coldiretti secondo cui l'accordo finale è un “compromesso a ribasso” che mantiene “un'impostazione ideologica sbagliata che mette in contrapposizione la natura e l'agricoltore, vero custode del patrimonio ambientale”.
Esultano le associazioni
Di “vittoria per la natura europea” parla il Wwf che denuncia la “gravissima assenza di leadership e capacità negoziale su clima e ambiente” del governo italiano. Stessa linea per Legambiente che parla di “buona notizia” ma rimane con “l’amaro in bocca” per la posizione dell’esecutivo. Greenpeace vede una speranza per il futuro della natura nonostante l’indebolimento di parti del testo.
Il cambio di linea dell’Austria
Un testo che ha diviso dunque ma che è riuscito a spuntarla grazie al cambio di linea della ministra per l’Ambiente austriaca, la verde Leonore Gewessler: “Quando è in gioco la vita sana e felice delle generazioni future, sono necessarie decisioni coraggiose”, ha spiegato dopo il voto. Un cambio di passo tanto inaspettato quanto contestato dallo stesso cancelliere austriaco, Karl Nehmanner, che guida la coalizione con il Partito popolare austriaco (Ovp) che ha annunciato il ricorso alla Corte di giustizia Ue per annullare il voto. Mossa che – confermano da Bruxelles – non avrà conseguenze sul piano pratico sull'entrata in vigore della legge, dal momento che il voto espresso dalla ministra rimane “giuridicamente vincolante”. In attesa di capire che direzione prenderà la nuova Commissione, l’uscente responsabile dell’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, si gode il successo e parla di “risultato storico”.