Gli attivisti marciano dentro la Cop27: "Non c'è giustizia climatica senza diritti umani"
AmbienteAl grido di giustizia climatica gli attivisti hanno marciato all’interno della Cop27 di Sharm el-Sheikh. Tra loro anche la sorella del prigioniero politico Alaa Abdel Fatah. Intanto i negoziati proseguono fino a tarda notte
Doveva essere il giorno dedicato all’agricoltura e alle misure di adattamento alla crisi climatica. È diventata la giornata dei diritti alla Cop27 di Sharm el-Sheikh. Perché, come hanno scandito le duecento persone che hanno sfilato dentro la conferenza, “non può esserci giustizia climatica senza il rispetto dei diritti umani”. In un territorio neutro, controllato dalle Nazioni Unite, gli attivisti hanno marciato per poche centinaia di metri dando vita a una manifestazione che all’esterno sarebbe stata impossibile.
"Liberate Alaa"
In prima fila anche la sorella di Alaa Abdel Fatah, prigioniero politico egiziano e britannico in sciopero della fame e della sete. Così, dopo le pressioni dei leader in visita - da Macron a Scholz fino a Sunak - è arrivato anche il grido dei manifestanti che sono riusciti a raggiungere Sharm el-Sheikh. Giovani ma non solo: gruppi femministi, religiosi, indigeni. Uniti nel chiedere giustizia climatica.
Negoziati fino a tarda notte
Giustizia climatica in questa Cop vuol dire anche loss and damage i risarcimenti ai Paesi per i danni e le perdite subite dalla crisi. Un tema sui cui si concentrerà l’ultima della settimana della Cop che inizierà con l’arrivo dei ministri. Il tutto mentre le Nazioni Unite avvertono che i bar resteranno aperti oltre l’orario di chiusura. E che le navette verso i resort viaggeranno fino alle 3 del mattino. Segno che, dentro le stanze, i negoziati procedono fino a notte fonda.