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Barriera corallina, il riscaldamento globale ha l'effetto della guerra

Ambiente
Secondo la ricerca gravi eventi di sbiancamento si verificano in media ogni 6 anni (Getty Images)

L'aumento della temperatura delle acque mette in serio pericolo i coralli che fanno fatica a recuperare a causa di eventi di sbiancamento sempre più frequenti. E con loro muoiono anche pesci, molluschi e crostacei che nella barriera trovano rifugio e cibo

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Il riscaldamento globale devasta la barriera corallina come la guerra. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science e condotto da un gruppo di ricerca dell'australiana James Cook University, secondo il quale l'aumento delle temperature oceaniche sta accelerando pericolosamente il fenomeno dello sbiancamento dei coralli. Un vero e proprio disastro ambientale che contribuisce ad uccidere l'habitat naturale di un quarto di tutti i pesci marini.

Sbiancamento sempre più frequente

L'evento di sbiancamento si verifica quando, per effetto delle acque più calde, i coralli perdono la loro alga vitale (dalla quale dipende il colore) e diventano estremamente fragili, una condizione che molto spesso ne impedisce il recupero. Il fenomeno, fino agli anni 80, era considerato molto raro, ma nelle ultime quattro decadi è diventato sempre più frequente. Per documentare questa tendenza, i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti tra il 1980 e il 2016 in 100 diverse località a livello globale e hanno scoperto che, con le attuali temperature del mare, "gravi eventi di sbiancamento" si verificano in media ogni 6 anni. Un lasso di tempo talmente breve che impedisce ai coralli di recuperare. Molti di questi, infatti, necessitano almeno 10 o 15 anni per tornare a una crescita "naturale" dopo un evento di sbiancamento.

Fattore "El Niño"

In questi anni, molti scienziati hanno avanzato l'ipotesi che lo sbiancamento fosse una naturale conseguenza del El Niño, il fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell'Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale. Ma, in realtà, secondo Terry Hughes, ricercatore specializzato in barriere coralline e autore principale dello studio, "El Niño oggi è molto più caldo di quello di 40 anni fa". Motivo per il quale "lo sbiancamento dei coralli è causato dal surriscaldamento globale" e non da questa corrente calda che "prima del 1983, non ha mai causato questo fenomeno".

Devastante come una guerra

Jelle Atema, docente di biologia al Marine Program della Boston University, commentando la ricerca sul New York Times, ha dichiarato: "Quando un corallo muore, viene meno il riparo e il cibo di numerosi pesci, crostacei e molluschi. È un fenomeno che può essere paragonato all'abbattimento di una foresta pluviale, che provoca la morte anche degli animali e delle piante che ospitava, o alla guerra: durante la quale le persone o muoiono o migrano".