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Glifosato, che cos'è e dove si trova il controverso erbicida

Ambiente
Un flacone di Glifosato (Getty Images)

Nel 2017 il voto dell’Ue ha esteso di 5 anni l’uso della sostanza. L’Italia era contraria alla norma. Il Parlamento europeo ha poi istituito una commissione speciale. Rimangono pareri contrastanti tra chi è favorevole e chi ha un atteggiamento più cauto

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Il glifosato è considerato l'erbicida più usato nel mondo: un diserbante economico e semplice da utilizzare. La molecola è stata sintetizzata negli anni Cinquanta nei laboratori della Cilag e una ventina di anni dopo nei laboratori della Monsanto è stata scoperta la sua azione come erbicida ad ampio spettro. La sua diffusione è cominciata su larga scala nei decenni seguenti, con l'introduzione sul mercato delle prime colture geneticamente modificate resistenti al glifosato. Da allora l’uso della sostanza è aumentato globalmente di 15 volte. Dal 2001 il brevetto è scaduto e il glifosato viene utilizzato da molte aziende nella formulazione di diserbanti utilizzati non solo in agricoltura, ma anche nei prodotti per il giardinaggio e soprattutto per la manutenzione del verde, vale a dire per eliminare le erbe infestanti dai bordi di strade, autostrade, binari ferroviari. Nel novembre 2017, l’Unione Europea ha esteso di 5 anni l’utilizzo del controverso erbicida in agricoltura. L’Italia, assieme alla Francia e ad altri Paesi, era contraria e si è opposta. Ma nonostante questo, la misura è passata e il 12 dicembre la Commissione europea ha confermato il rinnovo dell'autorizzazione. Decisivo il voto positivo della Germania, che fino alla vigilia delle votazioni sembrava intenzionata ad astenersi.

Le reazioni alla decisione Ue

Maurizio Martina, all'epoca ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, aveva ribadito la contrarietà dell'Italia: "Abbiamo votato contro il rinnovo perché siamo convinti che l'utilizzo di questa sostanza vada limitato. L'Italia già adotta disciplinari produttivi che limitano l'uso del glifosato a soglie inferiori del 25% rispetto a quelle definite in Europa al fine di portare il nostro Paese all'utilizzo zero del glifosato entro il 2020". Contraria anche Parigi: Il presidente Macron con un tweet ha confermato il suo impegno a bandire dalla Francia il glifosato "al più tardi fra tre anni". Critica verso la decisione dell'Europa anche Greenpeace: "Il voto è un regalo alle multinazionali agrochimiche, a scapito di salute e ambiente", ha detto Federica Ferrario, di Greenpeace Italia. 

Il riesame della commissione speciale

Alcuni mesi dopo, il 18 febbraio 2018, il Parlamento europeo ha avviato i lavori di una commissione speciale per studiare gli effetti del glifosato e sulle procedure per autorizzare l'uso dei pesticidi. Istituita per valutare "potenziali conflitti di interesse e mancanze nella procedura di autorizzazione dei pesticidi”, la commissione ha 9 mesi di tempo (fino a novembre 2018) per concludere le sue valutazioni. Dopo di che presenterà al voto della Plenaria una relazione finale le conclusioni dell'inchiesta e le raccomandazioni per il futuro. 

La condanna milionaria a Monsanto

L’11 agosto 2018, un giudice di San Francisco ha condannato la multinazionale Monsanto a risarcire 289 milioni di dollari a un giardiniere malato di cancro, che ha denunciato l'azienda affermando che un suo prodotto, usato come erbicida, ha contribuito a farlo ammalare di tumore. Si tratta della prima denuncia che arriva in tribunale in cui si sostiene il legame fra il glifosato e una diagnosi di tumore. La Monsanto ha annunciato che ricorrerà in appello.

Glifosato, pareri contrastanti

I pareri sul glifosato sono contrastanti. Per Angelo Moretto, per esempio, docente di Medicina del Lavoro e Tossicologia all’Università Statale di Milano, che ha lavorato per la Fao ed è il responsabile dell'ICPS, il Centro Internazionale per gli Antiparassitari e la Prevenzione sanitaria, struttura della Regione Lombardia che fornisce consulenze anche al Ministero della Salute, l'ok per 5 anni al glifosato da parte dell'Unione europea "è una buona notizia". "Il glifosato è fra i pesticidi più innocui in commercio. Non è cancerogeno, non è tossico per la riproduzione, non causa danni al fegato e ad altri organi", dice. Ma un parere più cauto è stato espresso più volte dall'IARC, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

“Erbicida efficiente”

"Il glifosato è il più efficiente fra gli erbicidi che hanno a disposizione gli agricoltori", spiega Moretto. "Si usa prima della semina, per fare piazza pulita delle erbacce. Se venisse dato dopo, spazzerebbe via anche il raccolto. Salvo che si tratti di sementi ogm studiate per resistere a questo pesticida, che però in Italia sono vietate". Per Moretto "il glifosato ha limiti di assunzione fra i più alti che ho trovato in 30 anni di carriera. Di solito i limiti per i pesticidi si calcolano per decimi di milligrammo. Alla Fao avevamo stabilito un valore di 1 milligrammo. L'Efsa (l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, n.d.r.), ha fissato circa 0,5. Nei test aziendali per l'autorizzazione, ai topi è stato somministrato quotidianamente per due anni l'equivalente di mezzo chilo di glifosato per un uomo di 70 chili. Alla fine avevano solo delle piccole lesioni in bocca", dice.

È cancerogeno?

La IARC, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che ha sede a Lione, sostiene però che questo pesticida non faccia bene alla salute e, nel 2015, lo ha inserito nella lista delle sostanze "probabilmente cancerogene". "È l'unica - risponde Moretto -. Le agenzie europee Efsa ed Echa (Agenzia europea delle sostanze chimiche, n.d.r.) hanno detto che non è pericoloso, e così anche l'americana EPA e l'agenzia australiana. Non capisco perché l'Italia abbia votato contro il parere delle agenzie dell'Unione".

La posizione dell’Airc

Anche l’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro, ha una posizione più cauta rispetto a quella espressa dal professor Moretto. Secondo l’associazione “il caso del glifosato rappresenta, al momento attuale, un buon esempio di sospetta cancerogenicità non sufficientemente dimostrata, nei confronti della quale le istituzioni hanno deciso di mettere in atto il principio di precauzione: non vietarne del tutto l'uso (mossa che potrebbe avere effetti negativi sulla produzione agricola) ma istituire limiti e controlli nell'attesa di ulteriori studi”, dicono.

È presente nella pasta?

Si è anche parlato, negli ultimi anni, della presenza di glifosato in prodotti come pasta, cereali, biscotti e fette biscottate. Diversi studi di comparazione, tra cui i test condotti dall’associazione GranoSalus hanno dimostrato la presenza della sostanza ma "i tenori riscontrati sui campioni di pasta sono contenuti e, nei casi peggiori, sono comunque molto inferiori ai limiti previsti dalla legge. Ipotizzando che un bambino di 20 kg mangi due porzioni di pasta al giorno (80 grammi ciascuna), la quantità di glifosato assunta sarebbe di circa 600 volte inferiore alla dose giornaliera accettabile, ovvero la quantità di pesticida che può essere assunta in un giorno senza rischi".