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Cambiamento climatico: a causa dell’uomo è 170 volte più veloce

Ambiente
Piantagioni di olio di palma a Pelalawan, in Indonesia (Getty Images)

Un team internazionale di ricercatori illustra la messa a punto della prima equazione matematica in grado di descrivere l'impatto dell'uomo sul mondo. Lo studio pubblicato sulla rivista The Anthropocene Review

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Le attività umane stanno rendendo il cambiamento climatico 170 più veloce rispetto alle forze naturali. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista The anthropocene review in cui un team internazionale di ricercatori illustra la messa a punto della prima equazione matematica in grado di descrivere l'impatto dell'uomo sull'ambiente.

 

Antropocene  - Nello studio,  Owen Gaffney e Will Steffen, rispettivamente dell’Università di Stoccolma e della National University in Australia, descrivono l'Antropocene, cioè l'epoca geologica attuale, in cui i mutamenti climatici sono attribuiti principalmente alle attività umane.

 

L’equazione dell’impatto umano – I due ricercatori hanno tenuto conto, nei calcoli, di diverse variabili quali il tasso di cambiamento del sistema terrestre, le dinamiche astronomiche e quelle geofisiche (tra queste la modifica dell'atmosfera e i le variazioni naturali di corrente degli oceani), confrontando due periodi temporali ben distinti. Il primo che va da circa settemila fino a 45 anni fa, il secondo da questa data sino a oggi. Le differenze sono notevoli.

Negli ultimi 7.000 anni, osservano, il tasso di variazione della temperatura è stato di circa 0,01 gradi centigradi per secolo. Negli ultimi cento anni è invece stato di 0,7 gradi, cioè 70 volte superiore. Guardando poi agli ultimi 45 anni, e cioè dal 1970, quando "l'influenza dell'uomo sul cima si è fatta più evidente", il ritmo dell'aumento della temperatura è di 1,7 gradi per secolo, 170 volte superiore.

 

Due punti di vista sul cambiamento climatico –  Secondo Gaffney, tutte queste prove relative all’impatto umano sul cambiamento climatico dovrebbero non solo invitare a riflettere, ma anche farci preoccupare. "Negli ultimi due milioni e mezzo di anni – scrive su New Scientist – la Terra si è assestata su un livello di potenziale instabilità". Le attività umane vanno ad impattare sulla biosfera, le acque, i terreni e le temperature. Ignorare questo corpo di prove "sarebbe imprudente, anche se viviamo in un momento difficile a livello geopolitico". Secondo Gaffney ci sarebbero due punti di vista a livello globale: uno che propende per la tesi secondo cui l’uomo avrebbe un impatto forte sul cambiamento climatico e l’altro secondo il quale questa influenza non sarebbe così significativa.