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Seychelles, cocco di mare a rischio. Ma c'è un'idea per salvarlo

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Il cocco di mare, per la sua forma curiosa, è chiamato anche "coco fesse", ossia "natiche di cocco" in francese (Getty Images)

La rara e pregiata pianta è in via di sparizione. Il motivo? Il suo frutto, il più grosso del regno vegetale, è venduto a peso d'oro sui mercati asiatici. A lanciare l'allarme è l'Unione mondiale per la conservazione della natura. Il Governo delle isole interviene per bloccare il commercio clandestino

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Il cocco di mare è in pericolo. Secondo l'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), di queste piante che crescono allo stato selvaggio esclusivamente su due isole delle Seychelles, restano soltanto poco più di 8mila esemplari. La specie rischia dunque di scomparire, e per due motivi: in primis, il traffico illegale delle ricercatissime noci, e poi i cambiamenti climatici.

Cos'è il cocco di mare – Il cocco di mare (Lodoicea maldivica) appartiene alla famiglia delle Arecaceae e cresce spontaneamente solo su due isole dell'arcipelago delle Seychelles, Curieuse e Praslin. Il frutto di questa pianta, detto anche noce delle Seychelles, ha un diametro di circa 50 centimetri e un peso tra i 15 e gli oltre 20 kg (ma può raggiungere i 45 kg, dieci volte un cocomero) e contiene il seme più grande dell'intero regno vegetale.

A forma di sedere e molto costoso – La sua forma particolare ricorda il bacino di una donna, tanto che in francese viene chiamato “coco-fesses”, letteralmente “cocco-natiche”. Molto apprezzato soprattutto in Asia per le sue virtù afrodisiache, ha dei prezzi proibitivi: il cocco svuotato può valere attorno ai 300 euro, e lo si può pagare oltre 400 euro al kg se la polpa è ancora commestibile. Si fa presto quindi a capire perché questo frutto "di lusso" sia preda dei commercianti senza scrupoli.

Un frutto in pericolo – La Riserva naturale della Vallée de Mai, patrimonio Unesco nell'isola di Praslin, ospita la più grande foresta di cocco di mare del mondo. Qui queste piante sono diminuite di circa il 30% nelle ultime tre generazioni: a livello mondiale ne restano in totale soltanto 8282 unità. La stima è dell'Iucn, che le ha inserite nella sua lista rossa. Uno dei simboli nazionali delle Seychelles, dove si può vedere rappresentato su numerose insegne di hotel e ristoranti, rischia dunque di sparire a causa del mercato illegale che si è sviluppato proprio per la rarità di questo frutto.

Strappare le noci ha un impatto negativo sulle piante – Annus horribilis il 2014, quando 228 noci sono state strappate dalle palme dai bracconieri, entrati di notte nella riserva approfittando dell'assenza di sorveglianza. "Fu un evento drammatico – racconta a "Le Monde" l'amministratore del parco, Marc Jean-Baptiste – perché strappare i frutti ha un impatto diretto sul processo di riproduzione delle piante. E quando un cocco di mare muore, oggi non ce n'è uno nuovo che prende il suo posto”. Una delle soluzioni individuate per contrastare il fenomeno è proprio stata l'aumento delle pattuglie e la creazione di una forza speciale da parte della Seychelles Islands Foundation, incaricata di prendersi cura della riserva. Il commercio illegale non è però l'unico nemico del cocco di mare: ci sono anche gli incendi, causati dal cambiamento climatico che qui ha portato a una riduzione delle piogge. A causa dell'aridità, circa il 40% dei terreni di Praslin sono stati interessati dai roghi che negli ultimi anni hanno colpito l'isola.

Le contromisure del Governo – Il Governo delle Seychelles è intervenuto in difesa del suo simbolo nazionale anche attraverso una nuova legislazione in materia di raccolta abusiva, assai più severa: oggi, un commerciante illegale di cocco di mare rischia 35mila euro di multa e due anni di prigione. E,  sempre a livello governativo, si punta a favorire l'esportazione legale del frutto nei prossimi anni. Una vera sfida agronomica, perché al momento solo pochissime noci cadute naturalmente dalle piante vengono utilizzate, e per lo più vuote, per essere vendute ai turisti. E soprattutto perché ci vogliono circa vent'anni perché una di queste palme raggiunga l'età adulta e cominci a produrre i primi frutti.