Ita-Slo: aree confine opportunità ma servono regole chiare

Friuli Venezia Giulia

Incontro a Gorizia con sindacati e istituzioni

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(ANSA) - GORIZIA, 18 OTT - Le aree transfrontaliere possono essere una opportunità per il mercato del lavoro ma soltanto se questo e la giurisdizione che le norma è opportunamente regolamentata. Ne sono convinti sindacati ed esponenti delle istituzioni intervenuti all'incontro di UnipolSai e Cru (Consiglio regionale Unipol) Fvg "L'opportunità di sconfinare.
    Un'opzione per il lavoro dignitoso e la crescita economica", che, partendo dal Goal 8 sul lavoro dignitoso dell' Agenda 2030 dell'Ue, si sono soffermati sui problemi e le occasioni delle zone di confine.
    Per il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, "in Europa ci sono 14/15 città in Europa con una situazione come Gorizia e Nova Gorica, e complessivamente sono 150 milioni le persone che vivono in zone di confine", segnalando però che queste "non sono una opportunità ma un handicap, per questioni giuridiche, spesso banali". Occorre dunque che le parti si mettano insieme e chiedano un intervento a Bruxelles. "Se abbattessimo il 20 per cento degli ostacoli frutto di diverse condizioni giuridiche, il territorio avrebbe subito il 2 per cento di pil in più, non con investimenti o altro ma automaticamente", è convinto Ziberna. In questo senso, Katja Terpin, esperta di mobilità del lavoro tra Italia e Slovenia e componente CSI del Sindacato Sloveno, ha esaminato una serie di paradossi per i lavoratori dei due Paesi che causano grandi disagi e potrebbero essere risolti facilmente.
    Per Luciano Monti, docente di Politica economica nell'Ue, il paradosso sta nel fatto che la "fuga dei cervelli è più facile in zone frontiera". Invece, per un Paese come l'Italia, che "conta 3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, bisogna trattenerli i giovani: uno su 4 nel 2030 si vedi a lavorare all'estero".
    In questo scenario, per quanto concerne Italia e Slovenia in particolare, i problemi sono uguali da entrambe le parti: Roberto Treu, componente CSI del Sindacato Italiano, sottolinea che "personale sanitario manca in Italia ma anche in Slovenia, così come figure di alto profilo, con laureati che vanno in altri Paesi", evidenziando che ad esempio, "la Slovenia importa anche lavoratori dell' edilizia" e che, forse proprio per queste analogie, "c'è una collaborazione fraterna tra i sindacati".
    In fin dei conti, comunque, è fondamentale che si stia facendo largo tra i giovani, "un'idea di mobilità che supera il concetto di confine". (ANSA).
   

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