Il vescovo Muser, Alpidio Balbo ha dedicato la vita alla carità
(ANSA) - BOLZANO, 02 MAR - "Cinquant'anni di impegno missionario per l'Africa sono un traguardo importante, ma il primo pensiero, in questo anniversario, non è per le molte cose buone e belle realizzate, ma, piuttosto, per il tanto che ancora resta da fare per riportare la speranza in situazioni spesso drammatiche, provocate anche dal diffondersi del Covid-19 in aree con sistemi sanitari fragili". Lo afferma Alpidio Balbo, fondatore del GMM "Un pozzo per la vita", nel cinquantesimo anniversario dall'inizio della sua attività missionaria in Africa.
Era il 4 marzo del 1971, quando Alpidio Balbo arrivò per la prima volta a Bohicon, nell'attuale Benin, dopo una vacanza sulle spiagge del Togo per riprendersi dalle conseguenze di un grave incidente stradale. In quei pochi giorni, fu messo a confronto con la drammatica realtà africana. Da quel viaggio è nata un'opera di solidarietà che, partendo da Merano, ha coinvolto centinaia di persone in tutta Italia.
Come alcuni vescovi del Benin, con le cui diocesi (Parakou, Abomey, N'Dali e Natitingou) il GMM da anni collabora, anche il vescovo di Bolzano Bressanone, Ivo Muser, in un messaggio per la ricorrenza esprime un "sentito ringraziamento ad Alpidio Balbo, che da mezzo secolo dedica la sua vita alla carità in Africa. Lo ringrazio anche per il suo entusiasmo, la sua energia e la sua determinazione che in tutti questi anni hanno contagiato tante benefattrici e tanti benefattori a non chiudere gli occhi davanti alle sofferenze del mondo e a praticare quella preziosa carità che non fa notizia".
La pandemia, sottolinea il GMM in una nota, non ha fermato le opere avviate e la progettazione di nuovi interventi in Africa, come le perforazioni per l'acqua potabile, nuove scuole ed un progetto anti-Covid presso l'ospedale dei Fatebenefratelli di Tanguieta (Nord Benin). (ANSA).