Rapine nelle aree di sosta autostradali: fermati 3 uomini in Piemonte

Piemonte

Sono almeno una trentina i colpi attribuiti alla banda, che aveva scelto come obiettivi le macchinette videopoker e cambiamonete nelle aree di sosta. I reati ipotizzati sono rapina, riciclaggio, furto pluriaggravato e ricettazione

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Tre uomini di origine romena sono stati fermati dalla squadra di polizia giudiziaria del compartimento polizia stradale "Piemonte e Valle d'Aosta" di Torino, per rapina, riciclaggio, furto pluriaggravato e ricettazione. Secondo gli investigatori, coordinati dalla Procura, sarebbero gli autori di numerose spaccate nelle sale slot avvenute sulla rete autostradale piemontese. Sono almeno una trentina i colpi attribuiti alla banda, che aveva scelto come obiettivi le macchinette videopoker e cambiamonete nelle aree di sosta. In molti casi devastavano i locali distruggendo le vetrine e quando i tre incontravano delle persone durante i loro raid, queste venivano malmenate e minacciate.

Le spaccate

Tra le rapine contestate, una del 23 maggio alla sala slot nell'area di servizio Beinasco Sud - sul raccordo autostradale Torino - Pinerolo, che ha subito tre spaccate nel giro di un mese e una il 9 giugno a Genola, in provincia di Cuneo. Sempre a maggio la banda, secondo le risultanze delle indagini, ha usato uno scuolabus e un furgone rubati come "arieti", per entrare nella sala slot di Santena (Torino). I malviventi, fermati dopo l'ennesimo furto, agivano sempre a visto coperto. Nelle loro abitazioni sono stati rinvenuti abiti, indumenti ed effetti personali indossati durante le spaccate. Sono stati inoltre trovati e sequestrati veicoli rubati utilizzati per i colpi: una Ford Kuga rubata circa un anno fa in un autosalone di Bra (Cuneo), insieme ad altre due autovetture e due coppie di targhe.

Le indagini

Dopo la convalida dei fermi, eseguiti lo scorso 21 giugno, per tutti i componenti della banda, il gip ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere nella casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. Le indagini, condotte anche attraverso intercettazioni, pedinamenti e analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza, sono durate alcuni mesi, dal momento che i presunti autori delle 'spaccate' agivano in modo da evitare di lasciare tracce utili alla loro identificazione.

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