Cuneo, caporalato nel Saluzzese: condannati in cinque

Piemonte

I lavoratori erano costretti a fare doppi turni, di giorno nei campi e di notte in un macello di Barge, ricevendo paghe non dignitose e in nero

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Cinque persone sono state condannate a Cuneo nel primo processo della provincia per caporalato, relativo a fatti avvenuti nel Saluzzese, il maggiore distretto agricolo piemontese. M. T., 30enne originario del Burkina Faso da cui aveva avuto origine l'indagine della Digos nell'estate 2018, è stato condannato a 5 anni così come il suo ex datore di lavoro, D. G., e la madre di quest'ultimo M. B., titolari di un'azienda agricola biologica di Lagnasco. Tutti e tre inoltre sono stati multati per 14mila euro ciascuno. Condannati a 3 anni A. D. e la moglie M. C., responsabili di una ditta per la macellazione di avicoli a Barge. Per loro multa da 8mila euro. Assolti il padre di D.G. e la madre di A. D., "perché il fatto non sussiste".

L'inchiesta

L'inchiesta era stata battezzata "Momo", dal soprannome del caporale che faceva da tramite tra i lavoratori sfruttati - tutti africani - e le aziende; i migranti erano costretti a lavorare su doppi turni, di giorno nei campi e di notte in un macello di Barge, ricevendo paghe non dignitose e in nero. Il pm Carla Longo aveva parlato di "caporalato grigio" per descrivere il fenomeno, perché faceva leva sulla paura dei braccianti di perdere il lavoro o il permesso di soggiorno.

I risarcimenti

I due braccianti parte lesa nel processo avranno un risarcimento provvisionale di 50 e 15 mila euro, 10 mila euro a Cgil, il sindacato agricolo Flai Cgil e associazione Sicurezza e Lavoro. Tutti gli imputati, come pena accessoria, per due anni non potranno assumere cariche nelle imprese e ricevere sussidi dallo Stato o dall'Unione Europea.

Sindacati: "Sentenza storica"

"La sentenza ci obbliga a guardare in faccia la realtà, senza vergogna. Lavorare per la legalità è il modo migliore per difendere la parte onesta del sistema della frutta e dell'allevamento nel cuneese e per tutelare la dignità di lavoratori e lavoratrici". Così, a Sicurezza e Lavoro, il segretario generale Cgil Cuneo, Davide Masera, a proposito della sentenza.

"È una prima storica condanna per caporalato nel Nord Ovest, che attesta anche l'impegno pluriennale dell'associazione Sicurezza e Lavoro nel contrastare questo odioso fenomeno e nel tutelare i diritti di lavoratori e lavoratrici", sottolinea l'avvocato Giacomo Mattalia, legale dell'associazione che si era costituita parte civile e alla quale è stato riconosciuto un provvisionale di 10 mila euro.

"Auspichiamo che questa storica sentenza - aggiunge il direttore di Sicurezza e Lavoro, Massimiliano Quirico - sia da monito per quanti continuano a sottovalutare il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo nel Nord Italia e soprattutto per chi opera nell'illegalità, danneggiando lavoratori e lavoratrici e il tessuto sano dell'agricoltura e dell'allevamento, eccellenze italiane".

"Le condanne per caporalato del Tribunale di Cuneo confermano che purtroppo occorre ancora lavorare per ripristinare la piena legalità nel settore agricolo e nell'allevamento", conclude il segretario generale Flai Cuneo, Andrea Basso.

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