Covid Torino, oltre 100 morti in Rsa: sette indagati per frode

Piemonte
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Sono indagati i dirigenti di una società che  gestisce residenze sanitarie assistenziali (Rsa), in tutto il Nord Italia e soprattutto nell'hinterland di Torino e Milano, oltre ai direttori di due Rsa torinesi

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Sette persone sono state denunciate  dalla guardia di finanza di Torino, che ha scoperto  una frode nelle pubbliche forniture durante la prima ondata della pandemia. Sono indagati i dirigenti di una società che  gestisce residenze sanitarie assistenziali (Rsa), in tutto il Nord Italia e soprattutto nell'hinterland di Torino e Milano, oltre ai direttori di due Rsa torinesi dove morirono oltre 100  persone. La notizia della chiusura delle indagini arriva pochi giorni  dopo quella dell'archiviazione delle ipotesi di reato di epidemia e omicidio colposo, per le quali risultavano iscritti nel registro degli indagati gli stessi dirigenti per la gestione delle due Rsa di Torino. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI IN ITALIA E NEL MONDO - I DATI DEI VACCINI IN ITALIA)

La ricostruzione dei fatti

L'assenza di tracciamento dei pazienti affetti da Covid-19 ha, di fatto, reso impossibile ai periti incaricati dalla procura della Repubblica di Torino di dimostrare il nesso causale tra la diffusione dei contagi e le morti degli ospiti delle Rsa che avevano contratto il Covid-19 probabilmente dopo il trasferimento nelle strutture. Le indagini sono scaturite da esposti presentati dai parenti degli anziani ospitati nelle Rsa e morti durante la prima fase della pandemia. Dai documenti e dalle testimonianze acquisite dagli investigatori, emernge come la società si fosse resa disponibile a prendere in carico pazienti Covid provenienti dagli ospedali, pur sapendo di non poter garantire il rispetto delle linee guida dell'Istituto superiore della sanità, delle direttive e dei protocolli elaborati dalla sanità piemontese. Le contestazioni riguarano le forniture dei dispostivi di protezione individuale, la separazione dei percorsi, la distinzione fra pazienti positivi e non, la formazione del personale, la sanificazione dei locali, lo screening dei pazienti all'ingresso e del personale oltre che dei degenti con sintomi compatibili con la malattia e i tempi di assistenza da destinare ai pazienti. La mancata erogazione di queste prestazioni, oltre a integrare il reato di frode nelle pubbliche forniture, avrebbe consentito illeciti risparmi a vantaggio delle Rsa, secondo l'accusa. 

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