La svolta, grazie alle analisi dei Laboratori di antropologia e odontologia forense dell'Università di Milano, non consentirà di riaprire il caso
Sono di Mohamed Sow, operaio senegalese scomparso 20 anni fa, i resti trovati ad aprile nei boschi di Oleggio (Novara). Lo rende noto la Procura di Verbania. Per la scomparsa dell'operaio furono indagati i titolari della Pulimetal, ditta di lucidatura metalli, dove lavorava Lavorava a Paruzzaro. Accusati di omicidio, vennero assolti.
La svolta, arrivata grazie alle analisi dei Laboratori di antropologia e odontologia forense dell'Università di Milano, non consentirà però di riaprire il caso. L'imputato assolto o prosciolto con sentenza irrevocabile - ricorda la procura - non può "essere sottoposto a procedimento penale per il medesimo fatto, neppure diversamente qualificato o circostanziato".
Le dichiarazioni
''Il rinvenimento di resti di Sow - scrive in una nota il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi - se da un lato costituisce un significativo elemento di riscontro all'ipotesi iniziale di omicidio volontario dello stesso, non consente tutta la riapertura di una attività di indagine a carico delle persone già processate non essendo ammessa la revisione delle sentenze di assoluzione e non potendo l'imputato assolto o prosciolto con sentenza irrevocabile essere sottoposto a procedimento penale per il medesimo fatto, neppure diversamente qualificato o circostanziato. Al momento la risultanze processuali all'epoca acquisite - conclude - non consentono di ipotizzare altri sviluppi investigativi in ordine ad eventuali responsabilità di terze persone nelle commissione dei fatti che hanno portato alla morte di Sow''.
La scomparsa
La vittima, all'epoca in Italia da tre anni e residente a Invorio, 4.300 abitanti circa in provincia di Novara, non distante dal Lago Maggiore, fu vista per l'ultima volta il 16 maggio 2001. Un amico, anche lui operaio dello stabilimento, dichiarò di averlo accompagnato a casa in auto, al termine dell'orario di lavoro. "Erano circa le 18.30, minuto più o minuto meno - ricorda - lo lasciai a circa cento metri da casa. E da allora non lo vidi più. Nessuno lo vide più". Dell'operaio, nonostante le ricerche, non si era più avuta traccia. Gli inquirenti trovarono in casa il suo passaporto e ben presto l'ipotesi dell'allontanamento volontario svanì per lasciare spazio a quella dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere. Gli amici raccontarono che Mohamed aveva deciso di licenziarsi dalla sua azienda e le indagini portano ai due titolari.
La vicenda giudiziaria
Per gli inquirenti Sow era stato aggredito durante una discussione per alcune somme di denaro non presenti nella busta paga, ucciso e poi nascosto. Una tesi sempre smentita dai due che, il 20 gennaio 2005, furono assolti dalla Corte d'Assise di Novara dall'accusa di omicidio volontario aggravato. Revocata anche la custodia cautelare a cui già dal 2002 erano sfuggiti rendendosi latitanti. Il 6 marzo 2009, la Corte di Assise d'Appello di Torino ribaltò la sentenza di primo grado, condannando entrambi gli imputati a 16 anni per omicidio preterintenzionale. Una decisione annullata dalla Cassazione, e poi riconfermata dalla Corte d'Appello di Torino il 10 ottobre 2011. La Cassazione, però, annullò una seconda volta, rinviando la decisione a un altro processo, sempre in Corte d'Appello a Torino. L'ennesimo colpo di scena nel luglio 2014, quando i titolari dell'azienda vennero assolti dall'accusa di omicidio dichiarando prescritto il reato di occultamento di cadavere. Determinate per la Cassazione "il mancato accertamento del movente".
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