Torino, cooperative non versavano contributi all'Inps: sei arresti

Piemonte
Foto di Archivio (Agenzia Fotogramma)

Una persona è ancora ricercata. I militari impegnati nell'operazione hanno eseguito perquisizioni nei confronti di 26 persone e sequestrato beni per 500mila euro. L'evasione scoperta ammonta a 10 milioni di euro

La guardia di finanza di Torino ha arrestato sei persone (mentre una settima è ancora latitante) nell’ambito di un’operazione effettuata questa mattina nei confronti di 17 cooperative, che non avrebbero versato all’Inps i contributi dei dipendenti per una decina di anni, per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro. In questo modo, inoltre, avrebbero offerto manodopera a prezzi di gran lunga inferiori a quelli di mercato, anche attraverso il sistematico utilizzo di crediti fiscali inesistenti.

L’intervento della guardia di finanza

Quella scoperta dalle Fiamme Gialle sarebbe un’associazione a delinquere finalizzata all'indebita compensazione e alla bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale. In Nord Italia sono scattate questa mattina perquisizioni nei confronti di 26 persone. Sono stati inoltre sequestrati appartamenti, auto, contanti e preziosi per circa 500mila euro.

Le indagini

Le indagini delle Fiamme Gialle del gruppo di Orbassano sono partite 2009 in seguito ad alcune anomalie riscontrate in una delle società. Da analisi finanziarie, intercettazioni telefoniche, appostamenti e pedinamenti è emerso anche che undici persone, accusate di aver concorso nella bancarotta fraudolenta di sette società dichiarate fallite nel 2017 e nel 2018, hanno prelevato in maniera illecita liquidità dalle casse aziendali e dai conti societari.

L’inchiesta

Dall'inchiesta della guardia di finanza di Torino, coordinata da procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal sostituto procuratore Mario Bendoni, è emerso che le cooperative erano in realtà create ad hoc per coordinare 150 dipendenti. In attività per brevi periodi, le società venivano poi portate al fallimento e i lavoratori “trasferiti” a loro insaputa: si tratta un trucco per eludere eventuali controlli. Un piano studiato nei minimi particolari, che però non ha tenuto conto di un aspetto: le società erano spesso registrate con la stessa denominazione sociale e si differenziavano unicamente per la partita Iva attribuita.

L’organizzazione delle coperative

Le 17 cooperative si occupavano di facchinaggio, logistica, vigilanza e pulizie. Le loro sedi fiscali erano a Milano, Roma e Latina (in provincia di Roma) e avevano gli uffici a Torino, Orbassano e Perosa Argentina (entrambi in provincia di Torino), ma operanti tutte in Piemonte. A gestirle erano dei prestanome, retribuiti con compensi irrisori. Gli amministratori di fatto, invece, figuravano formalmente come dipendenti e percepivano stipendi che arrivavano a superare i 5mila euro al mese. Inoltre, non avrebbero versato i contributi dei dipendenti all’Inps, facendo poi risultare compensazioni fittizie.

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