Gioco illegale, sequestrate centinaia di slot in tutta Italia

Piemonte
Il sequestro (ANSA)

L'indagine si è concentrata sugli apparecchi sviluppati da una società con sede in provincia di Reggio Calabria e, di fatto, amministrata da un 60enne con precedenti penali anche in materia di gioco d'azzardo

Avevano installato centinaia di apparecchi del tutto simili a slot machine, ma in realtà non avevano alcuna autorizzazione né il collegamento con la rete telematica dello Stato, perché spacciati per fantomatici "dispositivi medicali contro la ludopatia". Per questo motivo la polizia ha sequestrato centinaia di videoslot in Piemonte, Calabria, Emilia Romagna e Toscana. Cinque le persone indagate a vario titolo per frode, introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, nonché vendita di prodotti industriali con segni mendaci. La truffa è stata scoperta grazie alle indagini condotte dalla Guardia di finanza di Torino e dalla Squadra mobile di Torino, Vercelli e il Servizio Centrale Operativo di Roma.

Le slot machine illegali

Venivano presentati come fantomatici 'dispositivi medicali contro la ludopatia', ma erano slot machine illegali, molto più pericolose di quelle comuni. Una giocata durava infatti due secondi, la metà del tempo di una 'giocata tradizionale', per favorire la dipendenza dal gioco d'azzardo. 'Gold. Vinci ludopatia' era scritto sulle slot. Uno specchio per le allodole secondo gli inquirenti. "Non solo non esistono slot machine curative - spiegano gli esperti dell'Asl To3, che hanno fornito agli investigatori una valutazione scientifica dei dispositivi - Ma queste erano molto più pericolose di quelle tradizionali. Interferivano effettivamente sulla salute dei giocatori, ma in modo negativo. Portando gli avventori a puntare sempre più soldi". Per dare una parvenza di legalità, ogni macchinetta era accompagnata da un certificato del Ministero dello Sviluppo economico con tanto di logo. Un altro falso: nessuno di questi documenti è mai stato rilasciato da autorità pubbliche.

L'operazione

Da quanto appreso, gli apparecchi illeciti si differenziavano da quelli legali per il fatto che accettavano gettoni al posto di monete e, se da una parte non venivano in alcun modo garantite le probabilità di vincita fissate esplicitamente dalle norme di settore, dall'altra erano scollegate dalla rete telematica dello Stato evadendo completamente il pagamento delle imposte. Il costo del gettone, è stato accertato dagli investigatori, era di un euro. Anche la vincita, ricevuta in gettoni, poteva poi essere convertita in denaro. L'indagine si è concentrata sugli apparecchi sviluppati da una società con sede in provincia di Reggio Calabria e, di fatto, amministrata da un 60enne già noto per affari nel gioco d'azzardo e vicino ad ambienti della criminalità organizzata calabrese.

Torino: I più letti