Dà fuoco all'azienda di famiglia nel Torinese per liti con i soci: preso

Piemonte

L’uomo, secondo i carabinieri, era convinto di venire danneggiato dall'assetto societario con la matrigna e il fratellastro ed è stato arrestato. La struttura è stata dichiarata inagibile 

Un uomo di 39 anni è stato arrestato la scorsa notte dai carabinieri a Riva presso Chieri, nel Torinese, per aver dato fuoco al capannone dove ha sede l’azienda di famiglia, attiva nel settore di riparazione delle macchine agricole. Nell’incendio, che è stato spento dai vigili del fuoco, sono andate distrutte anche quattro auto parcheggiate nel capannone.

All'origine del fatto dissidi di natura patrimoniale

L’uomo, secondo i carabinieri, avrebbe dato fuoco alla struttura a causa di contese di natura patrimoniale e per vendicarsi della matrigna e del fratellastro che, a suo dire, dopo la morte del padre l'avevano estromesso dall'attività di famiglia. È questa l'ipotesi fatta dagli investigatori per il gesto del 39enne, che, nel cuore della scorsa notte si è intrufolato nel capanno della ditta di riparazione di macchine agricole a Riva presso Chieri, nel torinese, e ha appiccato l'incendio. A. V. al momento si è chiuso nel silenzio, senza fornire agli investigatori nessuna spiegazione.

Le indagini

Agli inquirenti, però, il movente appare chiaro. I carabinieri l'hanno arrestato questa mattina all'alba, a incastrarlo sono state le telecamere di sorveglianza dell'attività. Nei filmati, analizzati dagli investigatori dell'Arma, lo si vede entrare ed uscire dal capanno in via San Giovanni, dove poco dopo sono divampate le fiamme. Il rogo è stato domato dai vigili del fuoco e il calcolo dei danni è ancora in corso. Parte dell'edificio è andata distrutta e quattro veicoli che i familiari avevano posteggiato nella tenuta, una Opel, una Golf, una Mitsubishi e un macchinario per l'edilizia, sono andati in fumo. Il capanno è stato sottoposto a sequestro e le indagini, coordinate dal magistrato Patrizia Gambardella, proseguono per capire come il39enne ha provocato l'incendio. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c'è che l'uomo abbia appiccato il fuoco utilizzando un accendino e alcuni solventi che erano custoditi nella ditta. Il 39enne, assistito dall'avvocato Francesco Gambino, comparirà davanti al giudice per l'udienza di convalida del fermo. Già noto alle forze dell'ordine per maltrattamenti in famiglia, A. V. non faceva mistero dei suoi dissapori coi familiari. Dopo la morte del padre, il 13 settembre scorso, si sentiva messo da parte dalla matrigna e dal fratellastro, con i quali gestiva la ditta. Raccontava di dissidi di natura patrimoniale con gli altri soci. Dissidi che, secondo i carabinieri, l'avrebbero portato a maturare un desiderio di vendetta tale da dare alle fiamme l'attività.

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