Inchiesta su capi ultrà Juve, per la prima volta Daspo decennali

Piemonte

Nei giorni scorsi l’indagine denominata Last banner aveva portato all’arresto di dodici vertici del tifo organizzato

Sono stati emessi per la prima volta Daspo di durata decennale nei confronti degli ultrà della Juventus coinvolti nell'inchiesta 'Last Banner' (FOTO), che nei giorni scorsi ha travolto i leader del tifo organizzato bianconero. Si tratta della prima applicazione in Italia del nuovo termine massimo introdotto dal decreto sicurezza bis. Il provvedimento riguarda quattro persone: Dino Mocciola ("Drughi") e Umberto Toia ("Tradizione") e due stretti collaboratori di Mocciola, Salvatore Cava e Domenico Scarano. Secondo le nuove norme, Mocciola e Toia non potranno utilizzare strumenti di comunicazione (telefoni, ricetrasmittenti e altro) nelle giornate degli incontri sportivi.

Gli altri provvedimenti

Gli agenti di polizia hanno notificato dei Daspo con obbligo di presentazione ad altre otto persone, di cui quattro per la durata di sette anni e quattro per sei anni. A tre ultras, denunciati per violenza o associazione a delinquere, è stato vietato di assistere alle manifestazioni sportive per cinque anni, mentre per altri 23 hanno è stato disposto un Daspo di quattro anni. Dei 38 ultrà coinvolti, 12 avevano già avuto dei Daspo in passato. La questura sta inoltre vagliando la possibilità di richiedere al Tribunale la sorveglianza speciale e misure patrimoniali verso alcuni esponenti delle tifoserie coinvolte. 

L'inchiesta

Secondo l'inchiesta della polizia i vertici della curva bianconera avrebbero messo in piedi una "capillare strategia criminale" per ricattare la società dopo che la Juve aveva deciso di interrompere una serie di privilegi concessi ai gruppi ultrà. Nel blitz sono rimasti coinvolti tutti i principali gruppi del tifo organizzato bianconero: Drughi, Tradizione-Antichi valori, Viking, Nucleo 1985, "Quelli... di via Filadelfia".

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