Torino, quattro anni per furto di due bottiglie: ricorso a Consulta

Piemonte
Immagine d'archivio (Getty Images)

Il caso, risalente allo scorso aprile, sta facendo discutere la comunità giudiziaria. Il magistrato ha infatti invitato la Corte Costituzionale a cancellare il passaggio del codice penale che prevede la cosiddetta "rapina impropria", definendolo una "disposizione rozza"

Il furto di due bottiglie di liquori in un supermercato di Torino, sventato grazie anche all'intervento di un cittadino nigeriano richiedente asilo, è diventato un caso che sta facendo discutere la comunità giudiziaria. Il giudice non ha avuto dubbi sulla colpevolezza dell'imputato, ma ha sollevato una questione di legittimità, invitando la Corte Costituzionale a cancellare il passaggio del codice penale che prevede la cosiddetta "rapina impropria", definendolo una "disposizione rozza", perché non permette di valutare il fatto nelle sue sfaccettature, e, inoltre, prevede una pena "sproporzionata".

La vicenda

Il 24 aprile 2019 un torinese prese le due bottiglie dagli scaffali del supermercato, ignorò le proteste della cassiera e uscì. Il nigeriano, che stazionava all'ingresso, lo affrontò ma fu spintonato e arrivarono i vigilantes. Il ladro fu arrestato dalla polizia e imputato per "rapina impropria".

Per il giudice vanno applicati altri articoli del codice

Il problema è sorto quando il giudice ha dovuto pronunciare la sentenza: il codice penale equipara la "rapina impropria" alla "rapina" vera e propria, e questo, secondo il magistrato, non sarebbe equo in quanto si tratterebbe di due comportamenti gravi ma diversi. L'autore di una rapina ricorre "deliberatamente" alla violenza o alla minaccia per impossessarsi di una cosa e non può essere equiparato a chi commette un furto e solo in un momento successivo tira "qualche strattone". Nell'ordinanza il giudice suggerisce una soluzione per aggirare l'ostacolo: si possono applicare tanti altri articoli del codice (il furto aggravato, la resistenza a pubblico ufficiale, la violenza privata) e una serie di norme che, oltre a garantire condanne adeguate, permettono di "ragguagliare la sanzione alla gravità del fatto in tutte le sue sfaccettature".

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