ThyssenKrupp, lettera del Ministero della Giustizia a Germania sui manager condannati

Piemonte
Foto di archivio (ANSA)

Si chiede alla Procura di Essen di sapere se è vero che i difensori dei due manager tedeschi, condannati in via definitiva in Italia, avrebbero depositato memorie in cui verrebbe chiesta l'archiviazione del caso 

Il Ministero della Giustizia ha mandato una lettera alla Procura di Essen in Germania per chiedere maggiori informazioni su Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager tedeschi condannati in via definitiva in Italia per il rogo scoppiato nell’acciaieria torinese della ThyssenKrupp. Nella lettera inviata alla Procura, competente nell'applicazione della sentenza, si chiede di sapere se è vero che i difensori dei due manager tedeschi, tuttora liberi a 11 anni dalla strage, avrebbero depositato memorie in cui verrebbe chiesta l'archiviazione del caso sulla base dell'esistenza di presunte "cause ostative al riconoscimento della sentenza in Germania". Il ministero chiede di comunicare "eventuali aggiornamenti" sul procedimento, oltre alla "conferma delle conclusioni, già avanzate dalla Procura di Essen, con le quali si è chiesto il riconoscimento ed esecuzione della sentenza", come già comunicato attraverso una nota risalente allo scorso novembre.

Mercedes Bresso: “Abbiamo preso un impegno con i familiari delle vittime”

"Nei confronti dei familiari delle vittime del rogo della ThyssenKrupp ci siamo presi un impegno - ha dichiarato Mercedes Bresso, vicepresidente del Gruppo S&D al Parlamento europeo - e dobbiamo fare di tutto per mantenerlo. Il fatto che, dopo cinque sentenze di condanna e un mandato di arresto europeo, le autorità giudiziarie tedesche non abbiano ancora provveduto a eseguire la condanna nei confronti dei due manager Harald Espenhahn, amministratore delegato delle acciaierie, e Gerald Priegnitz, consigliere del gruppo - condannati in Cassazione nel 2016 - è un fatto grave che potrebbe minare la fiducia dei cittadini nella giustizia". Bresso, presidente della Regione Piemonte dal 2005 al 2010, ha poi sottolineato che "la giusta pena è uno dei valori fondanti dell'Unione europea ed è per questo che ho sentito il dovere di rivolgermi direttamente alla Commissione europea con un'interrogazione parlamentare", ha aggiunto. "Sono consapevole che in base alle norme del mandato di arresto europeo un'autorità può eseguire il mandato conformemente al suo diritto interno, riteniamo comunque che sia fondamentale per i familiari delle vittime avere la certezza della pena – ha concluso - questa sentenza ha messo in luce il mancato rispetto delle regole e standard di sicurezza comuni da parte di una società europea".

Fratoianni: “Sono arrabbiato e indignato”

"Sono molto arrabbiato e indignato - scrive su Facebook Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana - perché scopro che probabilmente un tribunale tedesco invaliderà il processo italiano (dopo tre gradi di giudizio), quindi lasciando liberi e incolpevoli due manager di una multinazionale che fattura 40 miliardi l'anno, ma non aveva le giuste misure di sicurezza nell'acciaieria di Torino. E lo scopriamo con un fuori onda, in cui il giudice del tribunale tedesco sembra quasi ridere divertito dalla cosa". Fratoianni ha poi spiegato di aver chiesto a maggio scorso “in una interrogazione al governo di occuparsi della vicenda, ma non ho ancora ricevuto risposta da nessuno su una storia che ha assunto ormai i contorni di una questione di Stato. Perché quando muoiono 7 lavoratori in un'azienda deve essere una questione di Stato. Mi aspetto – ha concluso - estrema determinazione dal governo italiano e se l'aspettano tutti i cittadini italiani che hanno a che fare con il lavoro, con lo sfruttamento e con la mancanza di sicurezza. Conte, Bonafede, Moavero, battete un colpo. Subito".

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