Travolse moto dopo una lite in Val di Susa: Pm chiede 15 anni e 6 mesi

Piemonte
Foto di archivio (Agenzia Fotogramma)

Chiesta la condanna a quindici anni e sei mesi per Maurizio De Giulio, che nel 2017 travolse una coppia di motociclisti dopo una lite per una precedenza 

La Procura di Milano ha chiesto una condanna a quindici anni e sei mesi per Maurizio De Giulio, l'elettricista 51enne di Nichelino (Torino) che, il 9 luglio 2017, travolse in Val di Susa una coppia di motociclisti dopo una lite per una precedenza.

La vicenda

De Giulio era alla guida di un furgone sulla strada statale di Condove, località Gravio (Torino), quando, a seguito di una discussione, inseguì e investì due giovani che viaggiavano in moto. Elisa Ferrero, 27 anni, morì sul colpo, mentre il fidanzato Matteo Penna rimase ricoverato in ospedale in coma per un lungo periodo. Il giovane è stato poi costretto a una lunga terapia di riabilitazione.

L'udienza

De Giulio è accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abbietti e futili e di tentato omicidio. La proposta di pena è stata avanzata dal Pm, Piero Basilone, che ha contestato anche l'aggravante della recidiva, e ha chiesto al Gup, Anna Calabi, una condanna a 15 anni e 3 mesi al netto dello sconto previsto dal rito abbreviato e considerate anche le attenuanti generiche. Gli avvocati dei familiari di Elisa Ferrero, per via delle trattative risarcitorie in corso, hanno chiesto la condanna dell'uomo e di liquidare i danni in sede civile, mentre l'avvocato Pierfranco Bertolino, legale di Matteo Penna, ha fatto istanza di una provvisionale di 500mila euro.

Le dichiarazioni della difesa

Gli avvocati di De Giulio, Vittorio Nizza e Marco Moda, hanno sostenuto davanti al gup Anna Calabi che il loro assistito avrebbe in realtà inchiodato prima dell'impatto. La difesa si è basata "sui dati oggettivi" estrapolati dagli accertamenti fatti sulla scatola nera della Ford Transit e disposti dalla Procura di Torino, dove era stata avviata l'indagine poi trasferita per competenza nel capoluogo lombardo. Secondo i difensori, i dati della scatola nera del Ford Transit "dicono che è intervenuto l'Abs e che in 2 secondi si è passati da una velocità di 138 chilometri all'ora a 80 chilometri all'ora". Quindi, per i due legali, non è vero, come aveva sostenuto il pm torinese, che De Giulio "non aveva frenato a sufficienza". Mancherebbe dunque il dolo, in quanto l'elettricista non voleva assolutamente uccidere: semplicemente non è riuscito a frenare quel tanto che bastava per evitare l'incidente mortale. Da qui la proposta di riqualificare il reato di omicidio volontario aggravato in quello di omicidio stradale. Si ritorna in aula il 20 dicembre per le eventuali repliche e la decisione che potrebbe essere o la sentenza o una perizia tecnica supplementare. 

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