A Torino in mostra i mondi di Armando Testa

Piemonte
Foto di Archivio
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La mostra, che non ha bisogno di didascalie e non sarà itinerante, è aperta fino al 24 febbraio 2019 nelle Sale Chiablese. Il figlio: “Mio padre aveva una grande legame con la città” 

L’enorme ippopotamo azzurro Pippo della Lines, Carmencita e Caballero del Caffè Paulista di Lavazza, gli sferici extraterrestri del pianeta Papalla creati per Philc, l’uomo moderno che campeggia negli allegri manifesti della Facis. A questi personaggi creati da Armando Testa, il più celebre e amato pubblicitario italiano del secolo scorso, ed entrati a far parte dell’immaginario collettivo di più generazioni, i Musei Reali di Torino, sua città natale, dedicano una grande mostra nelle Sale Chiablese, aperta fino al 24 febbraio 2019.

La mostra di Armando Testa

La mostra non ha bisogno di didascalie e non sarà itinerante: c’è molto altro perché Armando Testa non era soltanto un pubblicitario, ma era anche disegnatore, animatore e pittore. La sua arte sconfinava dalla pubblicità alla fotografia, dalla grafica alla tv, dal design alla scrittura. Tutti gli ismi di Armando Testa, a 17 anni dall’ultima mostra a Torino, propone più di 120 opere selezionate da Gemma De Angelis Testa e Gianfranco Maraniello direttore del Mart - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Dipinti, fotografie, manifesti, disegni, video con alcuni storici caroselli, sculture e oggetti di design prodotti dagli anni ‘40 agli anni ‘90 del ‘900.

Le opere di Armando Testa

Sono opere che provengono dalla collezione personale di Gemma De Angelis Testa, mentre i video fanno parte della collezione dell’Agenzia Armando Testa. La mostra approfondisce gli universi visivi, i temi ricorrenti e le maggiori utopie di un uomo che ha saputo, tra i primi, capire l’importanza e la forza delle immagini per l’uomo contemporaneo, favorendo il dialogo continuo e la contaminazione tra l’arte e la pubblicità.

Le dichiarazioni del figlio di Armando Testa

“Mio padre aveva un legame profondo con Torino, non solo per una questione di nascita: la sua agenzia l’ha fondata e l’ha voluta qui e ancora qui l’agenzia ha il suo cuore. Mi piace pensare che tra tutti gli “ismi di Armando Testa”, futurismo, surrealismo e astrattismo mio padre avesse anche il torinismo, un legame unico con la sua città”, spiega il figlio Marco. “Torino deve essere grata al suo genio”, sottolinea l’assessore comunale alla Cultura Francesca Leon.

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