Digitalive, al Roma Europa Festival il teatro apre il sipario alla multimedialità. VIDEO

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Chiara Ribichini

La rassegna, giunta alla seconda edizione, esplora le relazioni tra corpi, software e macchine. Tanti gli artisti più all’avanguardia che si sono esibiti negli spazi del Mattatoio. Tra questi Hiroaki Umeda con le sue coreografie sospese tra reale e virtuale

È il teatro che incontra le nuove tecnologie e si trasforma. Che apre il sipario al digitale e si contamina con la multimedialità dando vita a una danza in cui i corpi seguono impulsi sonori e luminosi. In cui lo spazio azzera i confini tra palco, fondale e quinte di scena per disegnare un paesaggio virtuale. Digitalive è la sezione del Roma Europa Festival che esplora le relazioni tra corpi, software e macchine. Un appuntamento, giunto alla sua seconda edizione, che richiama gli artisti più all’avanguardia di tutto il mondo nella cornice industriale del Mattatoio. Tre giorni, dal 4 al 6 ottobre, per immergersi nelle arti performative multimediali più all’avanguardia.

I paesaggi virtuali di Digitalive

“Digitalive è la sezione del Roma Europa Festival dedicata alla contaminazione tra multimedialità e linguaggi performativi. A tutto quello che viene sperimentato dagli artisti contemporanei in termini di performance live attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie in scena - spiega a Sky Tg24 la curatrice Federica Patti - Non solo in scena in termini di palcoscenico reale ma anche virtuale. Quindi tutto quello che viene sviluppato e prodotto attraverso i device di realtà aumentata, di realtà virtuale, su internet, attraverso i social media”. E sottolinea:  “Le tecnologie stanno cambiando la scena innanzitutto in termini estetici. La presenza di elementi al di fuori del mondo naturale permette di aprire un dialogo, un nuovo scenario, che è quello della interconnessione e della virtualità. E c’è un elemento sonoro che in queste performance diventa determinante nella narrazione”. Come reagisce il pubblico a un’arte che può sembrare così complessa e distante dalla tradizione? “C’è tantissima curiosità ma c’è anche tanta fidelizzazione e conoscenza. Il nostro pubblico sa quello che viene a vedere e lascia anche un feedback. C’è una partecipazione molto attiva rispetto alla programmazione” osserva Patti.

La danza ipnotica di Hiroaki Umeda, tra reale e virtuale

Artista di spicco nel panorama internazionale delle arti performative multimediali è il giapponese Hiroaki Umeda, ospite di Digitalive. Un coreografo e performer che dà vita a spettacoli ipnotici, sospesi tra reale e virtuale. “Io ho un impulso che sento e che voglio trasmettere al pubblico. Poi devo decidere il concept. Solitamente compongo prima la musica. Ma per me tutti gli elementi che entrano nella coreografia sono uno strumento. Voglio comporre come se avessi un’orchestra, per tutti gli elementi del pezzo. Il corpo, il suono, il visual (elementi grafici proiettati sul palco e sullo schermo, ndr)” racconta a Sky Tg24. Due le creazioni presentate: una versione adattata di Intentional Particle, ripensata negli spazi del Mattatoio, e Median, un’anteprima italiana. Due lavori “in bianco e nero”. “Il progetto è la luce – spiega - I colori danno altre informazioni e se vuoi concentrarti sul movimento è meglio non usarli”.

Un movimento, quello di Umeda, vicino alla danza contemporanea con richiami alle arti marziali e all’hip hop. “Ho iniziato a studiare danza molto tardi. Avevo già vent’anni. Sugli stili non ho in realtà preferenze precise. Ogni volta che inizio un lavoro cerco di trovare il movimento giusto e perfetto per quella coreografia”. La sua ricerca del movimento parte anche dagli altri elementi che porta in scena. “Le tecnologie danno differenti prospettive e percezioni del corpo e della coreografia. Come vedo il teatro del futuro? Vorrei che non ci fosse più differenza tra il corpo e gli altri elementi, innaturali e immateriali”.

Robot danzanti e corpi manipolati da un algoritmo

Tante le performance che hanno preso vita dal 4 al 6 ottobre negli spazi del Mattatoio disegnando paesaggi virtuali ed esplorando le connessioni tra corpi e tecnologia. In Complessità: a human at the mercy of an algorithm, di Erica Beccalli e Roula Gholmieh, a cura di Re:Humanism, è un algoritmo, attraverso un dispositivo indossabile, a manipolare i movimenti dei danzatori. Una coreografia in cui l’essere umano perde il controllo e segue i movimenti suggeriti dalla macchina sincronizzandoli a quelli di un immenso stormo di uccelli che appare sul fondale di scena, simulato dallo stesso algoritmo. Non solo corpi che danzano però. Tra gli spettacoli presentati a Digitalive anche Sonic Arms di Ultravioletto, una danza di braccia meccaniche. Una coreografia basata sulla musica generativa in cui i movimenti di un robot si fondono con il flusso sonoro proiettando lo spettatore in una dimensione virtuale. Innovazione e avanguardia in cui l’uomo resta dietro le quinte.

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