I migliori videogiochi degli anni ‘70, viaggio all’alba dell’era videoludica

Tecnologia

Federico Ercole

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Gli anni ’70 sono stati il brodo primordiale dal quale nacque il medium che oggi supera cinema e musica per incassi e utenza. Alcuni dei primi videogame di allora sono ancora affascinanti e godibili, delle vere opere di culto.  La nostra classifica 

Gli anni 70 del secolo scorso, cominciati quando la guerra del Vietnam era ancora in corso, furono tra le altre cose il decennio di Star Wars, del punk, dei robottoni giapponesi e della morte di Elvis Presley. In quegli anni, determinanti per il sorgere e l’affermarsi di una nuova cultura pop, che nelle università e nelle prime, sperimentali aziende di elettronica, si cominciò anche a inventare un utilizzo ludico e alternativo dei calcolatori o degli schermi televisivi, filtrato poi da un’industria illuminata e avveniristica che intuì il valore commerciale di queste prime intuizioni.

Si diffusero le prime sale giochi, con i loro cabinati contenenti germinali, monocromatici universi elettronici di pochissimi bit. Il nuovo divertimento, così diverso dal gioco al quale eravamo abituati, sedusse progressivamente dapprima i ragazzini, poi le masse, divenendo un fenomeno sociale, e cominciò ad esplodere negli ultimi mesi degli anni ’70 con l’avvento delle prime macchine da gioco elettronico domestiche, l’Atari 400, l’Intellivision e il Microvision.

In seguito il videogioco si mosse verso direzioni solo intuite, sperate, ma che si sarebbero rivelate imprevedibili. Ma le radici di questa avventura e la cultura sono lì, negli anni ‘70. Ecco allora i cinque giochi fondamentali per comprendere il sorgere di una nuova industria, di un nuovo intrattenimento, di una nuova arte. Chi non li ha vissuti durante quell’epoca ormai lontana, ma ama il videogioco scoprirà, provandoli e meravigliandosi, che sono ancora divertenti come allora.

SPACE INVADERS

L’opera che impose in maniera definitiva e milionaria il videogioco sul mercato, lo trasformò in moda e lo diffuse ovunque.  Inventato da Toshihiro Nishikado per Taito nel 1978, Space Invaders è tecnicamente un “coin-op”, abbreviazione di coin-operation: prevedeva l’utilizzo di una moneta per fare funzionare la macchina, contenuta nei celeberrimi cabinati, che lanciava il gioco. “Game Over” significava un’altra moneta e poi ancora un’altra. Il fenomeno in Giappone fu così travolgente che il governo nipponico dovette coniarne di aggiuntive.

In Space Invaders il giocatore muove orizzontalmente un cannone che spara in verticale contro ondate di alieni che calano verso il fondo dello schermo, tra queste ne appaiono di straordinarie con bonus all’abbattimento. Gli alieni sparano raggi o bombe che, oltre ad annientare il cannone se colpito, frantumano progressivamente alcune barriere poste a sua difesa. La ritmica elettronica dei suoni di spari e alieni è ipnotica, coinvolgente, e alimenta una tesa concentrazione. Un classico imperituro.

PONG

Fu inventato nel 1972 dal leggendario Nolan Bushnell, futuro fondatore di Atari, ispiratosi ad alcune intuizioni della Sanders Associates. Pong è una simulazione di tennis da tavolo, in bianco e nero, più che minimale essenziale. Ma la fisica dei rimbalzi della pallina, un quadratino, è meravigliante per l’epoca e ci si potrebbe giocare, ancora oggi, per delle ore, uno contro l’altro in appassionanti sfide che richiedono strategia, concentrazione e conoscenza delle geometrie e degli angoli.
Le immagini di Pong, nella loro stilizzazione estrema, possiedono già un accento artistico, andando a preludiare quella che oggi è divenita la pixel-art, un’arte novella con la dignità di ogni corrente artistica del ‘900 e del secolo successivo.

GALAXIANS

Prodotto nel 1979 da Namco, Galaxians è uno sparatutto spaziale a schermata fissa che introdusse il colore nel genere. E’ ispirato a Space invaders, ma questa volta pilotiamo una navicella spaziale combattendo inoltre nemici spaziali insettiformi con un comportamento più complesso e meno prevedibile di quelli del successo di Taito. Namco diede poi vita ad una versione più raffinata e dinamica del gioco, Galaga, che riscosse enorme successo.

THE OREGON TRAIL

Sviluppato nel 1971 con funzioni propedeutiche ed educative per gli alunni delle scuole americane, The Oregon Trail ci fa vivere il viaggio di alcuni pionieri nell’America selvaggia, verso le promesse dell’ovest lontano. Si tratta di un’avventura testuale, nella quale la lettura e la scelta di diverse opzioni ci fanno proseguire nel “gioco”.
E’ un’opera fondamentale per intuire come la narrazione sarebbe stata importante nel futuro remoto dei videogiochi a venire. Nello stesso tempo The Oregon Trail inaugura le dinamiche dei videogame fondati sulla sopravvivenza, quindi vi è una complessa gestione delle risorse, la caccia per reperire cibo, e il calcolo del percorso più efficace e meno dispendioso e faticoso per giungere infine a destinazione.

GUN FIGHT

Un’altra invenzione di Tomohiro Nishikado, questa del 1975. Si tratta del primo videogame nel quale due simulazioni di esseri umani combattono tra di loro, in questo caso in un’ambientazione western. La dinamica è quella del duello nello stile classico della cinematografia di genere, tuttavia tra i duellanti possono interporsi diversi ostacoli, come carovane o cactus. Il giocatore ha a disposizione numerosi proiettili, diversamente dall’iconografia delle tenzoni tra pistoleri. Una ritmica indiavolata, una tensione competitiva elementare ma travolgente. Negli Stati Uniti fu pubblicato da Midway.

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