Instagram, le ragioni che hanno portato i fondatori all'abbandono

Tecnologia
Instagram è stata acquistata da Facebook nel 2012 (Getty Images)
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Secondo molti osservatori ci potrebbero essere differenze di vedute finora mai rese pubbliche, che riguardano principalmente la volontà di Mark Zuckerberg di integrare sempre di più tra loro le varie piattaforme del gruppo

Formule standard e toni molto diplomatici che potrebbero nascondere divergenze profonde. Dietro le improvvise dimissioni dei fondatori di Instagram Kevin Systrom e Mike Krieger, secondo molti osservatori, ci potrebbero essere differenze di vedute che finora non sono mai state rese pubbliche. In particolare, stando a quanto hanno dichiarato alcune fonti a Bloomberg, i due creatori del social network avrebbero deciso di abbandonare a causa di una crescente ingerenza da parte di Mark Zuckerberg, per il quale Instagram negli ultimi tempi ha assunto un ruolo strategico all'interno del gruppo. L'app di foto e video, infatti, al momento cresce di più di Facebook ed è riuscita a sfuggire agli scandali legati alla privacy e alle fake news che invece hanno investito il social network di Menlo Park.

Decisione inaspettata

Un primo indizio sulle probabili tensioni tra i fondatori di Instagram e Zuckerberg sarebbe legato alla tempistica con la quale sono arrivate le dimissioni. È bizzarro infatti, secondo l'agenzia di stampa Agi, che entrambi abbiano deciso di abbandonare nello stesso momento, a seguito probabilmente di una rottura improvvisa e non di una strategia pianificata. A supporto di questa ipotesi il fatto che Systrom avesse da poco confermato la propria presenza a due conferenze programmate per il 18 ottobre e il 13 novembre.

Maggiore integrazione con Facebook

La ragione più probabile di questa improvvisa rottura sarebbe la volontà da parte di Zuckerberg di una maggiore integrazione tra le piattaforme del gruppo. Visione strategica che i due fondatori di Instagram avevano tentato di arginare sin dall'accordo con il quale si erano legati a Facebook (2012), nel quale veniva esplicitata una sostanziale indipendenza dell'app di foto dal social network. Le ultime indiscrezioni, però, fanno pensare al contrario: sarebbe, infatti, allo studio lo sviluppo di un'applicazione legata ad Instagram dedicata all'e-commerce e l'introduzione del tasto "repost" (simile al "condividi" di Facebook). Una modifica quest'ultima che renderebbe più agevole la diffusione di fake news anche sul social di foto.  

Instagram in soccorso di Facebook

Nella conferenza successiva all'ultima trimestrale, Zuckerberg ha inaugurato una nuova metrica per stimare il valore del gruppo. In precedenza, infatti, il fondatore di Facebook aveva sempre fatto riferimento al numero degli utenti che poteva vantare ogni singola piattaforma, dall'ultima trimestrale invece ha scelto di accorpare questi dati, che sommando insieme Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger arriva a 2,5 miliardi. Un'indicazione netta di come la strategia del gruppo vada sempre di più nella direzione dell'integrazione tra le varie app, e che, secondo molti osservatori, si spiegherebbe con i tassi di crescita di Instagram. L'app di foto, infatti, in un momento di difficoltà di Facebook dovrebbe assumere il ruolo di traino del gruppo.  

Lo spostamento di uomini chiave

Un altro segnale della volontà di Zuckerberg di un maggiore controllo su Instagram sarebbe costituito dai numerosi avvicendamenti al vertice della piattaforma che si sono verificati negli ultimi tempi. Il più importante di questi riguarda Adam Mosseri, il manager che ha concepito la gerarchia con il quale funziona il NewsFeed di Facebook (la sezione in cui vediamo scorrere i post, scelti mediante un algoritmo) e che avrà il medesimo compito in Instagram.

Gli addii degli altri fondatori delle controllate

Gli addii di Kevin Systrom e Mike Krieger sono solo gli ultimi tra coloro che, una volta deciso di entrare a far parte del gruppo con la propria 'creatura', hanno deciso di abbandonare Zuckerberg. Prima di loro hanno lasciato i due fondatori di Whatsapp, Brian Acton e Jan Koum, che sarebbero stati contrari alla spinta per monetizzare la piattaforma, e Palmer Luckey, il fondatore di Oculus.

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