Minori e social, Save The Children: “Serve un sistema di verifica dell’età”

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Giulia Floris

Giulia Floris

In Francia una proposta di legge vuole limitare l'uso dei social sotto i 15 anni e l'idea si fa strada anche in Italia. Per Brunella Greco, esperta di Tutela dei minori online della Ong, un controllo dell'età è fondamentale: non per vietare ma per "attivare delle fasce di protezione e garantire contenuti appropriati"

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Ragazzini, ancora alle elementari, con migliaia di follower su Tik Tok o Instagram. Piccoli influencer seguiti da altrettanto giovani utenti. Il tema dei minori sui social e della presenza dei bambini online (con tutti i rischi che ne conseguono) è di grande attualità ed è tornato ancor più alla ribalta dopo la proposta francese di vietare i social sotto i 15 anni di età. Al momento, infatti, anche se il Gdpr dell’Unione europea prevede l’età minima dei 16 anni per iscriversi a qualsiasi servizio online, gli stati nazionali possono abbassarla, purché non si scenda sotto i 13 anni. 

 

Save The Children: "Non esistono sistemi di verifica dell'età"

In Italia, come spiega a Sky TG24 Brunella Greco, esperta di Tutela dei minori online di Save The Children, “il limite è di 13 anni con il consenso dei genitori e di 14 anni senza”. Altri Paesi, come l’Olanda, richiedono il consenso dei genitori fino a 16 anni. Oltre alle leggi nazionali ci sono poi i termini di servizio delle diverse società. “Per Whatsapp ad esempio – spiega l’esperta - anche se nessuno lo sa, il limite è di 16 anni perché il suo uso è legato al possesso di un numero di telefono".  Ma il vero problema, in Italia come altrove, è che “non esiste alcun sistema di Age Verification (verifica dell’età)”. Ed è questo un aspetto su cui Save The Children insiste moltissimo. 

"Verifica dell'età per attivare fasce di protezione"

"Un sistema di age verification uguale per tutti, omologato a livello tecnico e con un ente terzo che lo controlli sarebbe importantissimo”, dice  Brunella Greco.  Ma attenzione, non per vietare l’uso dei social, bensì per “attivare delle fasce di protezione sicure e proporre dei contenuti appropriati in base all’età”. Il divieto fino a 15/16 anni infatti è poco compatibile con una società immersa nella tecnologia, ma tra i 13 e 16 anni è importantissima una gradualità dell’uso. Un tema, su cui le stesse società che operano online dovrebbero attivarsi. “È la stessa legge – dice ancora Greco - che prevede un controllo dell’età (con il limite, ad esempio, di non scendere sotto i 13 anni), dunque i Paesi hanno la possibilità e il dovere di responsabilizzare le compagnie nei confronti degli utenti, perché rendano il web uno luogo il più sicuro possibile e difendano i bambini dai contenuti lesivi o illegali”.

 

Quando (e come) dare lo smartphone 

Ma qual è l’età giusta perché un bambino possa avere uno smartphone, strumento da cui passerà la maggior parte della sua vita online? Per Brunella Greco "sicuramente non prima degli 11 anni". "A partire dalle scuole medie - spiega - la pressione sociale a utilizzare il telefonino diventa davvero molto forte e vietarlo potrebbe diventare un elemento di emarginazione quindi, a seconda del grado di maturità del bambino, dagli 11 si può pensare di darlo, ma con delle regole chiare  e il parental control". "Con il tempo - continua Greco - l’autonomia e la privacy dei ragazzi crescono ma la fascia di accompagnamento dev’essere lunga, anche perchè crescendo cambiano i rischi delle esperienze online: c’è il discorso delle relazioni sessuali (con il diffusissimo fenomeno del sexting) o delle forme di controllo e di violenza di genere".

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