Italia nel mirino degli hacker, +169% attacchi nel 2022: il rapporto

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Lo hanno segnalato i dati del rapporto annuale del Clusit, l'Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, condotto su 148 Paesi nel mondo. Solamente nel 2022 sono stati 188 gli attacchi informatici verso il nostro Paese

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È in corso quella che è stata definita una vera e propria "guerra cibernetica diffusa". E anche l'Italia è nel mirino. Solamente nel 2022, infatti, sono stati 188 gli attacchi informatici verso il nostro Paese, con un aumento del 169% sull'anno, mentre a livello mondiale l’incremento è stato pari al 21%.  A sottolinearlo sono i dati del rapporto annuale del Clusit, l'Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, condotto su 148 Paesi nel mondo. (1234, il podcast di Sky TG24 su truffe online e cybersecurity)

Il 2022 l’anno peggiore a livello di cybersecurity

"Con 2.489 incidenti gravi a livello mondiale, il 2022 è l'anno peggiore di sempre per la cybersecurity", hanno spiegato gli esperti impegnati nell’analisi. Confermando che, secondo i dati aggregati per continente, "la preponderanza percentuale di vittime è in America (38%), rispetto ad Europa (24%) e Asia (8%)".

I dati emersi dall’analisi del Clusit

L'analisi del Clusit, in particolare, ha segnalato un’evidente prevalenza di attacchi con finalità di cybercrime e significativi risvolti economici legati alla diffusione dei ransomware. Si tratta dell'82% del totale, in aumento del 15% rispetto al 2021. E, considerando proprio l'Italia, questa percentuale schizza fino al 93%, in salita del 150% rispetto a dodici mesi prima. A livello mondiale, invece, i principali bersagli degli attacchi hacker si riconfermano i cosiddetti “multiple targets”, i bersagli multipli, (22%), con un incremento pari al 97% rispetto al 2021, al centro “di campagne di attacco non mirate, che continuano a causare effetti consistenti". Quindi ecco il settore governativo, quello delle PA e della sanità (12%). Nel nostro Paese l’attenzione maggiore degli attacchi informatici è rivolta sulle aziende manifatturiere del Made in Italy, a quelle del settore tecnico-scientifico e dei servizi professionali. Nello specifico, più dell'80% di queste ha segnalato conseguenze molto gravi dopo gli attacchi.  Quale la tecnica più utilizzata dai “pirati informatici”? quella del malware, utilizzata nel 37% degli attacchi globali a cui seguono vulnerabilità (12%), phishing e social engineering (12%), in aumento del 52%. Anche In Italia ad essere maggiormente utilizzati sono gli attacchi attraverso malware: rappresentano il 53% del totale e hanno impatti gravi o gravissimi nel 95% dei casi.

In Italia necessaria “ulteriore evoluzione nell’approccio alla cybersecurity”

"Negli ultimi cinque anni si è verificato un cambiamento sostanziale nei livelli globali di cyber-insicurezza mondiali al quale non è corrisposto un incremento adeguato delle contromisure adottate dai difensori", hanno spiegato gli esperti. E secondo il presidente di Clusit, Gabriele Faggioli, in Italia, "è necessaria una ulteriore evoluzione nell'approccio alla cybersecurity. Occorre non solo che permanga il driver normativo, ma che si mettano in atto a tutti i livelli i processi di valutazione e gestione del rischio per il business, atti a calibrare adeguatamente gli investimenti sulla base delle reali necessità".

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