Coronavirus, 270 proposte digitali per l’iniziativa “Innova Italia”

Tecnologia
Immagine di archivio (Getty Images)

Il numero è stato reso noto dalla ministra per l’innovazione digitale Paola Pisano. Vetrya ha aderito all’iniziativa con un progetto che che consente di tracciare a livello nazionale la diffusione e correlazione sulle persone del virus 

L’iniziativa “Innova Italia”, annunciata dal governo sabato 21 marzo e rivolta a “tutte le realtà in grado di fornire tecnologie utili per la prevenzione, la diagnostica e il monitoraggio del coronavirus” (segui la DIRETTA di Sky TG24), ha già raccolto ben 270 proposte. Lo rende noto la ministra per l’innovazione digitale Paola Pisano, che sottolinea come si stiano “cercando anche applicazioni utili per il tracciamento”, preferendo quelle che prevedono una volontarietà da parte degli utenti. “L’app sarà soggetta anche a una valutazione tecnica di sicurezza e privacy e soprattutto di impatto”, chiarisce Pisano. Una delle proposte proviene dalla Sardegna: si tratta di un software che consente di monitorare la quarantena obbligatoria e georeferenziare le oltre 26mila persone entrate dall'inizio dell'emergenza. È stato creato dallo staff informatico della Regione.

Le critiche al modello usato in Corea del Sud

Vetrya, azienda specializzata nello sviluppo di servizi, piattaforme e soluzioni digitali, ha aderito a “Innova Italia” con Pj19, un progetto, supportato anche dal Cnit (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni), che consente di tracciare a livello nazionale la diffusione e correlazione sulle persone del coronavirus, tramite gli smartphone e un sistema di tracciamento basato sull’Intelligenza Artificiale. Nel frattempo, un gruppo di esperti ha giudicato controproducente il sistema utilizzato in Corea del Sud per tracciare i contatti dei contagiati. In un articolo pubblicato su Nature, i ricercatori che hanno condotto l’indagine spiegano che quando una persona è positiva al test, il comune di appartenenza invia un alert alle persone che vivono nelle vicinanze, contenente dati come sesso ed età del contagiato, oltre a un report dei movimenti, realizzato tramite il GPS dello smartphone e i dati delle telecamere a circuito chiuso. “La diffusione informazioni così dettagliate rischia di rivelare l’identità della persona infetta”, spiega Maimuna Majumder, epidemiologo computazionale del Boston Children's Hospital. “Non sono sicuro che renderli pubblici valga il rischio di esporre le persone allo stigma sociale che arriva se la comunità sa che sono infette”. “Tracciare la malattia con un’app ora ha poco senso visto il numero elevato di contagi. Potrebbe essere più utile dopo, per i contagi di ritorno”, dichiara Antonio Capone, professore di Telecomunicazioni al Politecnico di Milano.

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