Google fa un ‘regalo’ ai dipendenti terzi: salario minimo a 15 dollari

Tecnologia
Immagine di archivio (Getty Images)

Le società esterne dovranno adeguarsi alla richiesta dell’azienda di Mountain View entro gennaio 2020. Altri benefici in arrivo entro il 2022, tra cui il congedo parentale 

I dipendenti di Google hanno chiesto ai vertici della società di garantire un compenso equo a chi lavora per gli appaltatori. Mountain View non ha ignorato la richiesta e ha deciso di invitare le aziende terze a garantire ai lavoratori un salario minimo di 15 dollari all’ora e dei benefici relativi all’assistenza sanitaria. Le società esterne dovranno rivedere gli stipendi dei dipendenti entro gennaio 2020. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, i cambiamenti richiesti da Google, tra cui 12 settimane di congedo parentale e un rimborso di 5.000 dollari l’anno per dei corsi di aggiornamento, dovranno essere introdotti entro gennaio 2022.

Le iniziative degli altri colossi del settore

Da alcuni report, emerge che in molte occasioni chi collabora con le società terze percepisce uno stipendio minore e ha meno vantaggi rispetto a chi lavora a tempo pieno per i colossi del settore tecnologico. Oltre a Google, altre grandi aziende si stanno impegnando per cambiare la situazione. Durante il 2018, Microsoft ha inserito l’obbligo del congedo parentale retribuito alle società esterne e lo scorso ottobre Amazon ha portato il salario minimo dei suoi dipendenti a 15 dollari all’ora. Jeff Bezos, il fondatore del gigante dell’e-commerce, è stato elogiato per la scelta da Larry Kudlow, il consigliere economico della Casa Bianca, e da Bernie Sanders, il senatore del Vermont.

L’opposizione dei dipendenti di Google

Non è la prima occasione in cui i dipendenti di Google riescono a influenzare le decisioni dell’azienda di Mountain View. Nel recente passato, il personale della compagnia ha criticato aspramente l’idea di Big G di tornare in Cina con un nuovo motore di ricerca ‘epurato’, spingendola ad accantonare momentaneamente il progetto (noto come ‘dragonfly’, ossia ‘libellula’). L’opposizione dei dipendenti è stata determinante anche per indurre Google a cambiare idea su Project Maven, la collaborazione col Pentagono finalizzata alla creazione di sistemi di Intelligenza Artificiale per i droni militari. 

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