Italia penultima tra i paesi dell’Unione Europea per l’uso di Internet

Tecnologia
Immagine di archivio (Getty Images)
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Il risultato emerge dal rapporto Cotec 2018 sull’innovazione tecnologica, presentato a Roma presso il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (Miur) 

Il rapporto Cotec 2018 sull’innovazione tecnologica ha evidenziato che per quanto concerne l’utilizzo di Internet l’Italia si colloca al penultimo posto nella classifica del 2018 dei paesi dell’Unione Europea. L’uso del web risulta infatti piuttosto limitato. L’Italia è indietro anche nella sfida della trasformazione digitale, dove occupa il 19esimo posto sui 28 Paesi Ue. I risultati del report sono stati presentati a Roma presso il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (Miur).

L’assenza di una strategia globale dedicata alle competenze digitali

Il rapporto Cotec ha rivelato che l’Italia guida la classifica internazionale della produttività tecnico-scientifica dei ricercatori, con 87,5 pubblicazioni annue per 100 ricercatori. Un risultato sorprendente, considerando le esigue risorse pubbliche e private a disposizione e il ridotto numero di ricercatori e brevetti. “In Italia manca ancora una strategia globale dedicata alle competenze digitali", dichiara Claudio Roveda, il direttore generale della fondazione Cotec. “Ad esempio, secondo il Digital Economy and Society Index (Desi) 2018 di Eurostat, che rileva i progressi compiuti dagli stati membri Ue in termini di digitalizzazione, l'Italia è solo al 25/o posto in Europa, prima di Belgio, Grecia e Romania, e ha una capacità umana di utilizzare l'innovazione digitale ancora bassa", ha aggiunto. "Le tecnologie digitali più adottate dalle nostre imprese sono ancora i social media e i big data, solo il 5% sceglie invece tecnologie di stampa 3D e intelligenza artificiale. Siamo inoltre penultimi in Europa nell'uso di internet".

Le statistiche presenti nel report

Cotec stila i propri rapporti sulla base dei dati statistici di diversi organismi nazionali e internazionali, tra cui il World Economic Forum, l’Ocse, l’Istat, la Commissione Europea e la Banca Mondiale. L’ultimo report evidenzia un calo degli investimenti di 545,7 milioni di euro in ricerca e sviluppo nel 2016, un calo dello 0,05% rispetto al 2015. Un’altra statistica negativa riguarda il numero di laureati nella fascia tra i 15 e i 64 anni, pari al 16,5% nel 2017, oltre 10 punti percentuali al di sotto della media in europea.
Molto basso anche il numero dei brevetti. Tra il 2011 e il 2016 in Italia ne sono stati depositati solo 337 per il settore biotecnologie, contro gli oltre 13.000 degli Stati Uniti. Per quanto riguarda i campi dell’Ict e delle nanotecnologie, il numero scende, rispettivamente, a 305 e 25 (38.000 e 760 negli Usa). Tra le 1.000 imprese europee più innovatrici nel 2016 solo 38 sono italiane, 7 in meno rispetto al 2015. In crescita, invece, il numero dei ricercator: tra il 2000 e il 2015 è aumentato di 1.000.
Secondo Claudio Roveda in Italia manca un rapporto più stretto tra la ricerca e le imprese. “E non è solo un problema di carenza di fondi, ma di cultura dell'innovazione". 

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