In cima all'Everest in centro a Milano

Tecnologia

Daniele Moretti

Grazie al suo successo nei mesi di luglio e agosto, l’attività virtuale Everest VR continuerà a essere proposta fino a domenica 30 settembre dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, in collaborazione con Sony Interactive Entertainment Italia

"Because it's there", "Perché è là". Le tre parole scodellate da George Mallory al reporter del New York Times nel 1923 che gli chiedeva perché scalare l'Everest, sono diventate le più famose della storia dell'alpinismo."Nessuno è mai stato in cima, la sua stessa esistenza è una sfida - spiegò - La risposta istintiva, suppongo, al desiderio dell'uomo di conquistare l'universo". Chi ama l'alpinismo conosce bene sia il "manifesto" Mallory, sia la via sulla montagna che gli costò la vita, al suo terzo tentativo nel '24.

A Milano una via originale che porta all'Everest

Per chi invece magari non sa nemmeno dove sia "là" e volesse conoscere qualcosa dell'alpinismo himalayano, c'è una via originale, al Museo della scienza e della Tecnologia di Milano, che porta dritta in cima agli 8848 metri del tetto del pianeta. Si chiama Everest VR, un’avventura virtuale che i visitatori del museo potranno provare ogni sabato e domenica indossando uno zaino da 10km e il visore PlayStation®VR con cui percorrere la cosiddetta "via normale" che porta alla vetta, passando dalla cresta di Sud Est. Lo sherpa sarà un accompagnatore del museo.

La salita virtuale

Il viaggio inizia al campo base, a circa 5400 metri, con la “Puja”, il rito propiziatorio con cui i monaci pregano, Chomolungma, la “Dea madre”, il nome tibetano dell'Everest, per rendere omaggio alla montagna prima di salirla. I momenti dell'esperienza virtuale percorrono tutti gli "highlights" più adrenalinici della salita, sempre accompagnati, virtualmente, dagli sherpa: il delicato e rischioso ghiacciaio del Khumbu tra campo base e campo uno, la parete del Lhotse e l’arrivo a Colle Sud, ultimo campo prima della tirata verso la vetta e ingresso nella “zona della morte”. La suggestiva partenza serale prima dell’attacco finale è il preludio all’ultimo ostacolo sulla strada della vetta, il salto di roccia noto come Hillary Step, a 8760 metri. Il rebus per trovare la via alla cima porta il nome di chi lo ha risolto, l’apicoltore neozelandese Sir Edmund Hillary, primo uomo a conquistare l’Everest insieme al suo compagno di cordata, lo sherpa Tenzing Norgay, nel 1953.

La bandiera "virtuale" sul tetto del mondo

Proprio a 65 anni dall’impresa della spedizione britannica in Nepal, con Everest VR si può piantare la bandiera (virtuale) sul tetto del mondo e insieme farsi una prima idea di cose vuol dire una spedizione himalayana. Certo, niente aria sottile, niente fatica vera che ti costringa ad ascoltare il tuo corpo come non hai mai fatto, ma il visore regala uno sguardo impressionante sulle pareti dell’Everest e delle impareggiabili cime circostanti. Tutto ricostruito con la fedeltà garantita dalla tecnica fotorealistica della fotogrammetria. Da non trascurare la possibilità, alla fine della scalata, di provare la modalità GOD, in cui si può scegliere da che punto di vista osservare tutto il complesso di montagne intorno a Sagarmatha, il nome nepalese dell’Everest. Qui anche un appassionato incallito di alpinismo potrà osservare, come mai è stato fatto, i disegni di tutte le vie di salite alla vetta, la via tibetana del Colle Nord, la parete sud-ovest, la Couloir Hornbein diretta, etc. Un quadro meraviglioso, linee incise sulla montagna che dipingono le vite di uomini che hanno trovato una risposta a quella domanda, quel desiderio.

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