Facebook, tra scandalo dati e boicottaggi rischia anche fuga giovani

Tecnologia

Maria Teresa Squillaci

Facebook_Getty

Per l'11 aprile, giorno in cui Zuckerberg testimonierà al Congresso, è stata lanciata sul web la campagna "Faceblock": 24 ore senza usare il social che rimane il più diffuso anche se gli under 25 starebbero migrando verso piattaforme. Meno frequentate dai loro genitori

Fake news, privacy, uso improprio dei dati, ora persino un tentativo di boicottaggio. Facebook sta affrontando uno dei suoi periodi più difficili. Mercoledì 11 aprile, nel secondo giorno in cui Mark Zuckerberg testimonierà al Congresso Usa sullo scandalo Cambridge Analytica, in rete si sta diffondendo la campagna “Faceblock”. Ventiquattro ore in cui boicottare non solo Facebook ma anche tutti i servizi associati (Messenger, Instagram e WhatsApp) per dimostrare all’azienda e ai vari governi che le persone possono fare a meno del social network, soprattutto se le regole sulla privacy e sulla cessione a terzi dei nostri dati non verrà rivista.

Il social più diffuso al mondo

Facebook rimane di gran lunga il social network più diffuso e conta 2 miliardi di utilizzatori mensili in tutto il mondo. Anche se, almeno secondo la ricerca del Pew Research Center, oltre il 50% degli americani ha dichiarato che non avrebbe problemi a cancellarsi dalla piattaforma. 

Facebook e gli under 25

Il social inoltre sta perdendo terreno tra i giovani. Stando all’ultimo report trimestrale del team di Zuckerberg, in Nord America, dove si registra il più elevato bacino di utenza, il numero di iscritti è diminuito per la prima volta nella storia del social network. È passato da 185 a 184 milioni: un calo contenuto, ma che rappresenta comunque un segnale soprattutto se si considera che ad allontanarsi da Facebook sarebbero soprattutto gli under 25. Nel 2017, secondo eMarketer, negli Usa l’utenza under 17 anni è scesa del 9,9% e potrebbe perdere 2 milioni di utenti sotto i 25 anni entro la fine del 2018. 

Preferenza per la condivisione di foto e video

D’altra parte, i giovanissimi manifestano sempre più interesse per i social che consentono di condividere foto e video come Instagram (che conta 800 milioni di utenti in tutto il mondo). Poi c’è Snapchat, che con i suoi 250 milioni di utenti nell’ultimo anno negli Usa ha visto un incremento dell’8%, di cui circa il 20% nella fascia tra i 18 e i 24 anni. I ragazzi,  secondo Business Insider, lo considerano anche più affidabile di Facebook o Twitter per proteggere la loro privacy. In rapida ascesa anche Musical.ly, una video community che in soli due anni ha già oltre 200 milioni di utilizzatori nel mondo, quasi tutti tra i 12 e i 21 anni.

Il Contest Collapse

Secondo alcuni ricercatori, quello che potrebbe spingere i più giovani ad allontanarsi sarebbe soprattutto il fenomeno del cosiddetto context collapse.  Il “collasso del contesto” fa riferimento al fatto che Facebook rende accessibile tutto ciò che viene condiviso ad una rete estremamente ampia di utenti, spesso adulti, e i ragazzi non avrebbero interesse a condividere contenuti con i loro genitori o insegnanti. Da qui la scelta di prediligere piattaforme frequentate da coetanei dove i principali media d’espressione sono video e foto.

Italiani e social network

Per quanto riguarda l’Italia, in base a una ricerca realizzata da Blogmeter su un campione di 1500 persone tra i 15 e i 64 anni, Facebook si conferma il social network preferito. È il più utilizzato dall’84% degli intervistati. Seguono YouTube e Instagram - che cresce di ben il 6% rispetto all’anno passato (da 40% a 46%). Instagram in particolare in Italia ha raggiunto i 14 milioni di iscritti (contro i 30 milioni di Facebook) e oltre la metà hanno tra i 18 e i 29 anni. È il social di riferimento per seguire le celebrity (in crescita rispetto al 2017). Le tre più seguite sono Chiara Ferragni, Clio Zammatteo e Gianni Morandi. YouTube e Pinterest sono utilizzati per trovare nuovi stimoli e idee.

Social e pubblicità

Dai social network si deducono i nostri gusti e le nostre preferenze e questo è fondamentale dal punto di vista del marketing, soprattutto considerando, come sottolinea Blogmeter, che la pubblicità su Facebook e Instagram è considerata utile come fonte di stimoli rispettivamente per il 26% e il 33% degli intervistati. È interessante notare, come su questi social molti utilizzatori tendano a non distinguere la pubblicità dai contenuti organici (ciò vale per 1 intervistato su 3). Decisamente più critica la percezione dell’advertising su YouTube, considerato fastidioso dal 75% degli intervistati.

La Generazione Z sui social

Un focus particolare di Blogmeter è sugli intervistati tra i 15 e i 24 anni, un segmento significativo della Generazione Z, i cosiddetti nativi digitali. Il 95% degli intervistati appartenenti a questa fascia d’età utilizza WhatsApp tutti i giorni e il 75% usa quotidianamente anche Instagram, con una percentuale di addirittura il 41% in più rispetto alla media. Per il 37% dei giovanissimi, la pubblicità su social quali Facebook e Instagram risulta utile e il 5% ha ammesso di aver acquistato prodotti perché visti sui profili social di un influencer.

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